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lunedì 20 ottobre 2014

Zenzara

Mettiamo pure che la combinazione cromosomica ti abbia dotata di un DNA refrattario agli insetticidi, ai cambiamenti climatici e alle mie goffe smanacciate notturne per ridurti in poltiglia.
Accettiamo altresì che sia la tua incondizionata natura e non la tua stronza volontà a indurti puntuale ogni notte a svolazzarmi intorno le orecchie nel cuore delle tenebre. 
Poniamo finanche che il tuo non sia un normale ronzio di zanzara ma lo struggente canto del cigno di chi sa che di lì a poco dovrà cedere il passo al Generale Autunno.
Va bene allora, tutta la solidarietà del mondo e che il pensiero della morte non ti strugga l’esistenza.
Ma una cosa non capisco: venti giorni di rompicoglionesca agonia mi sembrano esagerati.
Per questo oggi, un attimo dopo essere tornato a casa e aver poggiato delicatamente a terra la borsa di lavoro, verrò a cercarti. Ti cercherò ovunque. Piccola sì ma non invisibile. E quando ti avrò trovata, non porrò fine alla tua lenta dipartita con un colpo di grazia fulmineo e generoso. No, troppo facile. Accosterò la mia bocca alle tue alette e ti sussurrerò in un crescendo rossiniano tutta la discografia dei Pooh (album solisti compresi).
Scommetto schizzerai fuori la finestra alla ricerca dell’ultimo zampirone al neon acceso dell’ultimo bar di provincia pur di non sentire il mio “Diooo delle cittàààààà”.
Maledetto Noè e il giorno in cui vi ha caricato a bordo.

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