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sabato 8 ottobre 2016

Un moscone per amico

Il miglior amico di mio figlio non è un orsacchiotto di peluche né l'anatrella gommosa della vaschetta da bagno.
Il miglior amico di mio figlio è un moscone vero, verde lucido, di quelli che uno associa subito allo sterco fumante delle vacche.
Si sono conosciuti un giorno a pranzo e da allora guai a separarli.
Il moscone cerca la compagnia di Fede per godere degli spruzzi di pappa che cadono qua e là a ogni cucchiaiata; Fede cerca la compagnia del moscone perché ne è attratto e divertito come per ogni cosa nuova che piano piano sta scoprendo.
La prima volta ho reagito da adulto-genitore schifato: straccio alla mano, ho provato a seccare con una frustata l'immonda creatura.
Non vi dico la reazione di Fede: urla, pianti, convulsioni da seggiolone, sciopero della fame.
All'inizio ho pensato fosse perché avevo centrato lui nell'occhio anziché l'insetto.
Ma anche le frustate successive, tutte a vuoto, provocavano la stessa isteria.
Avrei potuto dedicarmi alla caccia al moscone in un altro momento della giornata, Fede distante e dormiente, ma l'insetto non c'aveva mica scritto 'scemo' sulle alette: compariva puntuale solo in occasione dei pranzi, quasi sapesse dell'immunità di cui godeva.
Da quel giorno, ad ogni appuntamento col cibo, Fede non spalanca bocca se prima non vede planare a bordo piatto l'amico moscone.
A me non resta che confidare nei primi freddi autunnali e nella morte naturale delle mosche.
Ma è allora che cominciano a fare la loro comparsa le cimici...

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