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mercoledì 23 agosto 2017

Casottino Club

Ogni anno trascorro almeno una settimana in montagna ospite di suoceri, cognate, nipotine, parenti acquisiti, Lilly.
Incantevole l'habitat, estraniante il contesto, paradisiaca l'atmosfera, ma non propriamente silenzioso l'appartamento.
"Toc toc! Manca tanto? Mi scappaaa!", "Zio, zio, ziooo! Ti svegli per giocare con noi?", "Scusa se interrompo la tua lettura: faresti un salto a piedi sotto la pioggia dal fattore all'altro capo del paese a prendere un po' di latte fresco?", "BAU, BAU, BAU, BAU!!!".
Allora da qualche tempo, verso sera, esco con la scusa della spazzatura e mi rifugio in un posto segreto che il resto della famiglia non sa.
Che è poi il casottino del parco-giochi dove al mattino i bimbi si divertono a imitare i grandi.
Tre assi di legno in croce, una tettoia all'altezza di un metro circa, una panca interna dove sedersi.
Sto lì al buio, rannicchiato, un po' scomodo, e penso ai pensieri miei.
Niente di che, ma come ricarica-energie è più che sufficiente.
Due sere fa s'è avvicinato un tizio, sulla quarantina pure lui, che mi ha confessato di avermi notato da almeno una settimana senza però darsi spiegazioni.
Tic nervoso all'angolo dell'occhio destro e faccia tirata parlavano da sé: un simile, un pari, un'altra vittima delle circostanze.
Allora, mosso da solidarietà, ho preso a raccontargli il perché e il per come di quel mio imboscarmi.
Alla fine saluti e conoscenti come prima.
Ieri sera, al solito, mi avvicino al casottino ma un mormorio di sottofondo mi mette sul chi va là.
Un altro passo e scorgo all'interno i contorni indistinti di più teste oscillare e una sussurare: "È lui! È l'iniziatore! Ssst! Forse vuole dirci qualcosa".
E io, investito di un ruolo non richiesto, mi son sentito in dovere di parlare: "Prima regola del casottino: non parlate del casottino. Seconda regola del casottino: non dovete parlare del casottino. Terza..."

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