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giovedì 7 maggio 2015

Col clacson!

È uno di quei rari momenti in cui decidi di concedere del credito al resto dell'umanità.
Lo fai al mattino, quando tutto sta per ricominciare.
Un nuovo inizio, un inizio diverso.
Rinunci magnanimamente al tuo sacrosanto diritto di precedenza, pigi sul freno a mo' di inchino ottocentesco e lasci che un emerito sconosciuto riesca finalmente a bucare il traffico e a immettersi nell'incrocio che altrimenti l'avrebbe visto per minuti interminabili in interminabile attesa.
Lo fai così, scegli uno qualsiasi dell'anonima comunità che ti circonda, forse memore della massima biblica "Fai agli altri quello che vorresti venisse fatto a te" (o qualcosa del genere).
Accetti anche che quelli dietro di te - li scruti nello specchietto - ti inveiscano contro per quella concessione imprevista e gratuita.
Loro hanno fretta, loro non hanno tempo da perdere, loro non sono capaci di un simile gesto.
Tu sì, quel giorno sì: un'inaspettata voglia di fare pace col mondo e svestire per una volta i panni della rancorosa vittima di invisibili complotti altrui.
Una chance per gli altri e per te stesso.
Ma poi quello passa e non accenna neanche con la mano a un seppur timido ringraziamento.
E allora è l'inferno: passi il rimanente tragitto a sgranare un rosario di parolacce, trascorri la giornata sul lavoro a rivalerti su poveri innocenti e non vedi l'ora di riprendere la macchina a sera per accelerare all'ultimo istante appena uno, uno qualsiasi, crede ingenuamente di aver letto nel tuo sorriso la possibilità di immettersi nell'incrocio. Col clacson!

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