Anni fa, in occasione di una specie di gioco-test psicologico, mi era stato chiesto: "Piangeresti se qualcuno di fronte a te...?".
Ricordo di aver improvvisato un paio di risposte tra lo scontato e lo spiritoso.
Ma mai avrei creduto di piangere di fronte a qualcuno che caga.
Capita da quando adagiamo sulla tazza le chiappette di mio figlio al primo cenno di pupù in arrivo.Lui si sforza, diventa amaranto, lotta per espellere qualcosa più grande di sé e io, che lo tengo per le braccia, mi commuovo e comincio a tirare su con il naso.
Vorrei aiutarlo ma non posso.
Scena patetico-sentimentale anche carina se finisse lì.
Invece non mi trattengo più neanche in giro: mi immalinconisco se sul parabrezza trovo bagole di piccione, mi struggo se vedo un cane evacuare per strada, mi trattengo a stento se qualcuno mi confida di essere andato di corpo dopo tre giorni di sedute a vuoto.
Conseguenze insospettate della paternità: io, noto per essere un po' stronzo, ora m'intenerisco per degli stronzi.
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