Federico non riesce a pronunciare la ‘s’.
Dice ‘t’.
Per cui per lui il pesciolino rosso è il ‘petciolino rotto’.
Fino a ‘petciolino’ ci arrivo.
Ma ogni volta a chiedermi cosa intenda per ‘rotto’?
Sta semplicemente constatando il colore o mi sta dicendo che il pesciolino nella boccia è inerte, boccheggiante, praticamente immobile?
L’equivoco genera confusione e inutili allarmismi.
Nel caso in particolare e nella vita in generale.
Per questo l’altro giorno l’ho obbligato a pronunciare la ‘s’.
Invano.
Allarmato, gli ho fatto un esempio.
Di quelli significativi che convincono e sbloccano.
“Un conto è dire a una ragazza ‘Voglio fare sesso con te!’, un altro uscirsene con ‘Voglio fare tetto con te!’. Capace che capisce che vuoi mettere su casa con lei, famiglia, progetti, sogni, fantasticherie varie ed eventuali. Mentre tu desideri solo divertirti, vuoi fartela, vuoi sco... A proposito: prova a dire...”.
Saettante mi ha scosso lo schiaffo di Irene, una sventola sibilante, una sberla da svenire.
Cui si è sommata la sentenza: “Per un po’ niente tetto”.
Chi mi ospita?
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