Ora siamo alla fase dei “Perché?” all’ennesima potenza.
Perché questo, perché quello, perché sempre.
All’improvviso, di continuo, per cose che fino al giorno prima non avevano bisogno di spiegazioni.
Come se tutto andasse per forza sviscerato e capito.
E niente accettato semplicemente per quello che è.
Oppure affidato consciamente al regno del mistero, che poi è il sale della vita.
La notte appena passata ad esempio.
A un certo punto, saranno state le 2.30:
“Perché sei tornato a casa così tardi? Perché mi avevi detto ‘scendo a portare l’umido e torno’? Perché ti ho aspettato coccolosa sul divano per ore e ore? Perché non rispondevi al telefonino? Perché potrei ubriacarmi di birra solo a inalare il tuo respiro? Perché hai un sorriso ebete sulla faccia che si vede anche al buio? Perché mormoravi un nome che non era il mio? Perché...?”
Sta crescendo troppo in fretta.
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