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giovedì 15 ottobre 2020

Sotto un accento sbagliato

 



Stamattina Fede chiede: “Quando anche io posso diventare papà?”.
Contropiede. Impaccio più totale.
Memore delle paroline di Irene (“Sempre la verità, a nostro figlio sempre la verità...”), stavo già cominciando a rispondere “Allorché in età adolescenziale il tuo apparato riproduttore...” quando mi è venuto in mente che ultimamente Fede accentua alla grande tutte le parole di fine frase.
Del tipo: “Stasera cosa si mangià?”, “Sono stanco... Andiamo a casà!” e via dicendo.
(Assurdo, detto per inciso, che scordi invece l’accento in espressioni come “Quanta pusillanimita!” o “Dai che ci mettiamo in cerchio a suonare il digeridu”).
Allora ho risposto levandomi dall’imbarazzo: “Quando in occasione di un conclave i cardinali appositamente confluiti individueranno nella tua figura la più adatta a vestire i panni del vicario di Cristo”.
“Ah, ok”
“Figurati, chiedi sempre al papa quando vuoi la verità”.

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