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A differenza di molti, la cosa biologica che mi dà la sveglia non è dentro di me ma è dentro il vicino che abita limitrofo a me.
Nel silenzio del dormiveglia condominiale, mentre l'androne della scale tace e le bestemmie dei dirimpettai albanesi hanno ancora la forma bofonchiata di un innocuo russare, alle 6.25 giunge puntuale come un orologio svizzero la scoreggia con cui il deretano del mio vicino saluta il mondo nell'incavo del sanitario prima di infilarsi la grisaglia da impiegato bancario.
Privilegiato più di altri dall'adiacenza della mia camera da letto con la sua toilette, da tempo aspetto solo quella tromba sfinterica ad annunciare l'inizio di un giorno nuovo.
Nessun tasto della sveglia da spegnere a tentoni nella penombra del risveglio e nessun fastidioso trillo contro cui imprecare a sogno interrotto.
Solo una flebile flatulenza che sembra sussurrarmi: "Pssst... Sveglia dormiglione, dai che un'altra giornata di merda sta per cominciare!".
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