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lunedì 16 marzo 2015

Mancamenti

Ogni giorno perdo 3 minuti di vita.
Nel senso che per 3 minuti ogni giorno svengo.
È la fase della toilette mattutina che sta tra il bidè e il cotton-fioc.
La ragione del mancamento non risiede né nel piacere autoindotto del primo né nel ravanamento invasivo del secondo.
Ma sta tutta nell'operazione di mezzo: io, lo specchio, la barba e il rasoio in mano.
Che poi si tratta di sparuti pelucchi sulle guance, quelli che stanno male, e non della peluria vera e propria che incornicia l'ovale.
Ma c'è un punto del viso, pochi centimetri di superficie epidermica sotto l'angolo sinistro della bocca, che al minimo contatto con la lama cede di schianto come l'argine di una diga.
Fulmineo affiora un fiotto di sangue: vivo, denso, rosso tempera.
Neanche tanto, quanto basta per provocare nell'ordine: calo di pressione, indietreggiamento vacillante, accasciamento fantozziano nella vasca da bagno.
Resuscito stile defribillatore solo quando dall'oltrevetro smerigliato un'ombra spazientita mi sollecita amorevolmente: "Allora, non ti sei ancora ripreso? Dai che devo mettere le lenti".

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