L'appostamento è tutto.
Anche senza aver letto "L'arte della guerra" di Sun Tzu, un buon professore da gita sa che la giusta posizione nel corridoio è quella che bloccherà sul nascere ogni tentativo di evasione notturna da parte degli studenti.
Deve essere una posizione strategica che tenga d'occhio senza però essere tenuto d'occhio (imparagonabile la soddisfazione del ghigno spento sulla faccia dell'adolescente furtivo nel momento in cui, aperto silenziosamente l'uscio e messo un piede fuori dalla porta, vi scorge all'improvviso nell'angolo più impensabile del passaggio).
Ecco perché la prima mezzora del primo giorno in hotel, mentre gli altri sono impegnati a sistemarsi comodamente in stanza, il buon professore da gita studierà con passo felpato ogni singolo dettaglio (lunghezza e ramificazione del corridoio, distribuzione delle camere, illuminazione e punti di buio, grate di aerazione, collocazione degli estintori eventualmente spruzzati per coprire fughe disperate, etc.) di quello che col calare della notte diventerà lo scenario di un'estenuante partita a scacchi.
Un buon professore da gita, inoltre, con gli anni si è dotato di un corredo composto almeno da tre pigiami (tutti messi rigorosamente nel borsone) in tinta mimetica con le altrettante tipologie di arredamento interno degli alberghi: quello a esagoni rossi e gialli stile moquette di Shining, quello a losanghe ocra slavato en pendant con la carta da parati retrò, quello di flanella verde lucertola che rende simbiotici con la tappezzeria.
Unici nemici il passare delle ore e la soverchiante stanchezza allorché l'udito si ovatta e la vista si appanna, non abbastanza però da stroncare l'ultimo sgattaiolamento, quello delle 6.35, quando un povero turista giapponese abbassa il capo e non osa replicare al vostro assonnato ma ancora imperioso: "E tu dove pensi di andare?".
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