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venerdì 25 marzo 2016

Sh sh sh

Tra le poche cose efficaci dei tanti libri teorici per neonati di cui si è circondata Irene, c'è questa storia del "sh sh sh path" (in italiano "il sentiero del sh sh sh").
Praticamente, per indurre il sonno all'infante, basta sussurargli ripetutamente "sh sh sh".
E funziona.
Solo che 'sta cosa poi rimane addosso e non te la levi più.
In classe, ad esempio, ha preso il posto del vecchio e imperioso ssssssSSSSSSSSH! con cui zittivo il chiacchiericcio nel corso delle verifiche.
Un sibilo che partiva in sordina, senza neanche alzare gli occhi dal reistro, e poi via via cresceva fino a esplodere nello SH! finale, pietra tombale di qualsivoglia brusio senza diritto di replica alcuna.
Ora mi viene spontaneo fare "sh sh sh".
Quando sollevo lo sguardo, ne becco sempre due o tre che si sono addormentati con la faccia sbavosa sul foglio. Liceali-poppanti appunto.
Lo stesso libro mi ha insegnato a non svegliarli bruscamente: aspetto che abbiano fame o debbano essere cambiati.

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