Ascesa e declino del Cavaliere già uomo del destino
Appena arrivato l’amara sorpresa di un’accoglienza catatonica lontana anni luce da ossequi e paillettes di un passato neanche troppo remoto. Anziché nani e ballerine, ad accoglierlo sull’uscio della casa di riposo dottorandi sfigati e infermiere tarchiate. Neanche la freddura sugli anziani passati per i forni crematori era valsa a rompere il ghiaccio e ad accattivarsi la complicità del personale medico. Ancor peggio l’impatto con gli altri ospiti del gerontocomio: nessun cenno di sorriso agli improvvisi cucù urlati alle spalle di poveri degenti infartuati, nessuna grassa risata alle corna scherzosamente abbozzate dietro il capo penzolante di ricoverati in stato vegetativo, nessuno scompisciamento generale dopo la barzelletta in mensa sulla mela grattugiata al retrogusto di fica. Che nostalgia delle pacche date sulle spalle a premier e teste coronate di tutto il globo invece degli scappellotti incassati ora da emeriti sconosciuti! Che rimpianto del “tu” rivolto ai Grandi della Terra al posto del “fu” ora indirizzato ai letti vuoti dei cagionevoli compagni di stanza! Prima convegni internazionali, salotti elitari e gotha decisionali; adesso gite al parchetto, serate bingo e amarcord ottuagenari. Un tempo champagne, caviale e grandi ammucchiate; oggi brodino, crusca e solitarie smerigliate. Tanto vale restarsene tutto il giorno sdraiato sul lettone di Putin in paziente attesa della Nera Signora. Sempre che l’agenzia di escort non si riveli una sòla…
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