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martedì 18 agosto 2015

Creature dagli abissi

La prossima volta che escogitate un piano, assicuratevi che non ci sia nessuna sbreccatura nelle piastrelle.
Eppure il mio piano era perfetto.
Semplice ma perfetto.
Subire un attacco intestinale in piena discesa dal rifugio alpino (ecco, questo non era esattamente calcolato), ricordarsi di un albergo-locanda a metà percorso, stringere nel frattempo le chiappe fingendo interesse e partecipazione alle chiacchiere altrui, resistere dall'accelerare il passo in prossimità della suddetta locanda, dire con nonchalance "Voi proseguite pure che vi do un vantaggio sennò ciao", varcare la soglia con altrettanta nonchalance e buttare lì al gestore "Un grappino di quelli forti, grazie. Ah, il bagno?", dirigersi a passo via via più nervoso verso il luogo indicato, accertarsi di essere soli, entrare nella toilette, lodare Dio (o chi per esso) per aver inventato la turca, calarsi le braghe, assumere la posizione-uovo e toccare il cielo con un...
Scorgere la lenta emersione di uno scorpioncino dall'oscurità di una piastrella sbreccata del pavimento, indietreggiare alla cieca, perdere l'equilibrio, cercare con le mani un punto d'appoggio, immaginarsi già spacciati col sedere incastrato nella turca e l'orrida creatura in inesorabile avvicinamento, trovare un appiglio nella cordicella delle emergenze, aggrapparvisi con tutto il peso del proprio corpo, far scattare un suono acuto che neanche Flipper quando chiamava gli amici delfini, determinare il precipitoso intervento del gestore, degli ospiti dell'albergo, dei compagni di camminata richiamati dall'allarme echeggiato per tutta la valle, sentire il primo piombato nella toilette prorompere in un disgustato "Oh signùr che odùr...".
Provare imbarazzo (profondo imbarazzo), rassicurare i soccorritori al di là della porta balbettando qualcosa, scorgere lo scorpioncino indietreggiare a singhiozzo (quasi se la ghignasse) e inabissarsi da dove era venuto, uscire dopo mezzora di training autogeno davanti allo specchio: "Là fuori c'è gente intelligente che ascolterà e capirà, là fuori c'è gente...", sapere comunque che là fuori nessuno ti crederà ma sarai nei racconti orobici tramandati di generazione in generazione (notte stellata, tende battute dal vento, fuoco acceso, tutti intorno, la vecchia guida alpina a raccontare aneddoti) quello che 'l s'era cagat adoss.

2 commenti:

  1. FAnciullo mio!!! Sei unico! Te lo avevo già detto?
    Grande!!! Mi hai fatto fare una risata di cuore come non capitava da giorni.
    Grazie! A presto Patri

    Se la storia è versa, scusa eh ma... ahhaahhaahahah

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  2. Troppo forte!
    Ciao ciao
    maestra sinforosa.
    passa da me, se ti va

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