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Non mi rosolo la pelle, me la ustiono.
Più modello porchetta di Ariccia che bronzo di Riace.
Se al mare mostrassi le chiappe chiare, passerei le ore successive all'ospedale.
Quando Dio ha distribuito la melanina, io ero evidentemente in bagno (prima ero stato al pub).
Ogni anno perdo la mia personale battaglia con il sole nonostante tutte le precauzioni del caso: strato mattutino di crema 50 protezione bambini prima di scendere in spiaggia, secondo strato di crema 50 protezione bambini una volta sceso in spiaggia, richiamini di crema 30 ogni oretta, spruzzatina spray di crema 15 su lobi delle orecchie, naso, estremità in genere, ombrellone, cappellino con visiera, maglietta rigorosamente bianca, bagno dopo il tramonto.
Ma il sole è paziente, infido, sa aspettare e cogliere in fallo l'umano che ha osato sfidarlo.
Se per Achille il punto debole era stato il tallone non immerso dalla madre nello Stige all'atto di renderlo immortale, per me è il palmo della mano destra che impugna le creme e che mi scordo infine di impomatare.
Lì il sole sa che deve colpire.
Attende solo che mi distragga: tipo momento abbiocco, mano destra rilassata e aperta, linea d'ombra che si sposta, palmo esposto alla mercé dei raggi.
Seguono in ordine d'intensità a disturbare la pennica (e rovinare la vacanza): momentaneo tepore, progressivo arrossamento, fastidioso sfrigolio, intenso bruciore, comparsa di bolle stile dorso di rospo, stigmate in cui le signore della spiaggia scorgono l'effigie di Padre Pio (i bambini la Peppa Pig). Accorrono, s'affollano, si danno di gomito, sussurrano, fanno ombra (ormai tardiva).
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