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mercoledì 2 settembre 2015

Memoria lunga (e collo torto)

L'altro giorno abbiamo passato la giornata presso un agriturismo in montagna.
Prima di metterci a tavola, ho fatto un giro con le nipotine a vedere i recinti con gli animali.
Arrivati a quello degli anatroccoli, ci siam dedicati al solito giochetto di dar loro da mangiare e ci siam disposti coi fili d'erba in mano in attesa dei becchi affamati.
Immancabilmente però i giovani pennuti saltavano me che ero nel mezzo e si nutrivano solo dalle bambine. Anche a cambiar posto la situazione era la stessa: puntualmente ignorato.
Allora ho pensato che gli animali han la memoria lunga e si passan la parola.
Festa dell'oratorio di Arcene, metà anni '80, io timido frugoletto convinto a partecipare a un gioco di quelli, appunto, da oratorio: corsa con gli anatroccoli.
Praticamente a ogni partecipante era affidata una bestiolina da tenere in braccio, appoggiare per terra al momento del via e condurre al traguardo costringendola a correre tra i propri passi incalzanti.
Sarà stato che il mio stentava a muoversi, sarà stata l'umiliazione di ritrovarmi ultimo con gli occhi della gente addosso, saranno stati gli sghignazzi in sottofondo, ecco che un passo più nervoso dei precedenti centra in pieno l'anatroccolo e pone fine alla sua corsa: collo spezzato, corpo inerme, kaputt.
Vergogna, senso di colpa, pianti degli altri bambini intorno, disapprovazione generale (a parte la stima imperitura dell'A.C.A. - Associazione Cacciatori Arcene), sguardo carico d'odio dei pennuti sopravvissuti.
Lo stesso sguardo che ritrovo nel recinto all'agriturismo, come se nel mondo dei palmipedi si fosse diffusa la leggenda dello 'sterminatore d'anatre'.
Ci son rimasto male; le nipotine ridevano, imbeccavano, accarezzavano ma io ci son rimasto male.
Indovinate cosa ho ordinato a tavola (le bimbe, a oggi, mi negano il saluto).

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