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lunedì 2 novembre 2015

In viaggio con zanzà

In queste mattinate di tragitto in macchina verso il lavoro spunta puntuale dopo la rotonda del Rivoltella una zanzara tigre che mi ronza nell'abitacolo per tutto il tempo del viaggio.
Non mi assalta da fuori, viene da dentro.
Non se ne esce subito appena accendo la macchina, ma aspetta sempre un paio di giri del motore per materializzarsi da un posto indefinito sotto il cruscotto.
Quasi si svegliasse con calma, stiracchiasse le alette e si dedicasse quindi alla sua innata propensione a rompere i coglioni.
I primi giorni ho tentato non so quante volte di centrarla, ma - sarà stato l'occhio attento alla strada sarà stata la scaltrezza dell'ospite - non l'ho mai beccata.
Sono passato allora alla modalità "convivenza forzata".
Tempestiva, ogni pomeriggio, al rientro dal lavoro ritrovo la zanzara in macchina pronta a farmi le feste come un cane al padrone.
Insomma, giorno dopo giorno mi ci sono affezionato: spengo la radio perché non si sovrapponga al ronzio, scarto il primo posto libero e parcheggio più in là per stare ancora un po' in compagnia, mi preoccupo se tarda a comparire.
Poi, una sera su internet, la conferma di quanto temevo: la mia amica ha le ore contate visto che il primo freddo autunnale ne segnerà il destino.
La sola idea mi ha levato il sonno.
Allora ieri mattina ho compiuto un estremo atto di amore.
Braccio teso sul volante ore 3, ho attirato la sua attenzione sul lembo di pelle scoperta per concederle ciò che non le avevo ancora concesso: planare, adagiarsi, infilare e succhiare.
In un attimo l'altra mano ha mollato le ore 10 e... SBAM!
Fine tormentata (per me) di una lenta agonia (per lei).
Ho guardato d'istinto nello specchietto per scorgere una lacrima furtiva e a stento mi sono riconosciuto: un ghigno surreale, il ghigno di chi finalmente l'ha beccata, la stronza!

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