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domenica 28 dicembre 2014

Campagna per la sensibilizzazione contro l'abbandono degli ombrelli

Ogni anno, con l'approssimarsi dell'estate, arriva l'immancabile campagna contro l'abbandono dei cani.
Sacrosanta, più che legittima.
Ogni anno, con l'approssimarsi dell'autunno, scatta l'indifferenza generale a proposito di un'altra piaga della nostra società: l'abbandono degli ombrelli.
Se 60 milioni di Italiani ne avessero uno, il settore manifatturiero in questione sarebbe il più fiorente e trainante dell'economia nazionale.
A circolarne, probabilmente, non saranno più di un migliaio; forse qualche centinaia.
Pochi stanno in casa; la maggior parte attendono un nuovo padrone fuori dai bar, incastrati fra i sedili del vagone della metro, negli androni dei palazzi in cui si è stati ospiti per una sera.
Passano di mano in mano non per tacito accordo da loggia massonica ma per la superficialità e la sbadataggine con cui trattiamo un oggetto che ci è utile fintanto che piove.
Poi, al diradarsi delle nubi, l'indifferenza ("Ma stamattina ero uscito con...?", "Eppure mi sembrava di aver preso...", "Ho come la sensazione di..."). 
Un giorno, ormai adulti, fuori da un negozio, nell'attimo esatto in cui afferrerete il primo ombrello a disposizione per evitare di infradiciarvi fino alla macchina, vi ritroverete in mano l'ombrellino con Minny e Topolino che da bambini vi copriva la testa mentre, mano nella mano del vostro papà, saltellavate nelle pozzanghere verso scuola. Poi, un pomeriggio, usciti di corsa dopo l'ultima campanella, la dimenticanza e la sparizione. E a casa giù lacrime.
Anche vent'anni dopo, a passo affrettato verso la macchina, avvertirete la sensazione di una lacrima sul viso.
In realtà sarà quella dell'ombrello, felice ed emozionato come il cane Argo al ritorno di Ulisse.
Il prossimo autunno non scordate in giro l'ombrello; altrimenti, i veri bastardi, sarete voi!

domenica 21 dicembre 2014

A volte permangono

Hai vinto tu.
Credevo te ne fossi andata, al punto che avevo smesso di cercarti.
E invece, una notte del 21 novembre 2014, torni da me; a non poche settimane dal nostro ultimo incontro.
E lo fai al solito modo: svolazzandomi di punto in bianco sopra la testa quasi a voler sbeffeggiare ad alta voce me e Madre Natura che da tempo ti vorrebbe morta (e io con Lei).
E allora cambio strategia: "Alleati di ciò che non puoi distruggere". E così farò.
Lascerò scoperto ogni notte un sussurro di carne, lì dove finisce il pigiama e comincia la chiappa sinistra. Ti nutrirò, ti vizierò, ti coccolerò.
E tu mi ronzerai attorno al mio rientro a casa, andrai a prendermi il giornale, mi riporterai indietro le cellule morte che ti lancerò come fa un cane con l'osso.
Sarai la mia personale zanzara domestica.
Hai vinto tu.

sabato 13 dicembre 2014

All'improvviso una conosciuta

Avete presente quando uscite dalla doccia coi capelli gocciolanti e gli occhi socchiusi causa effetto-schiuma e allungate le mani a tentoni per afferrare il salviettone che è lì da qualche parte (e siete sicuri che c'è; una delle poche certezze della vita) e, una volta trovato, cominciate a sfregarvi la testa con voluttà come vi faceva la mamma quando eravate bambini che all'inizio vi opponevate ma poi tutt'e due scoppiavate a ridere insieme e allora adesso sfregate con frenesia nell'oscurità e in apnea quasi a voler ricreare il candore di quei momenti e solo a un certo punto riaprite gli occhi e tornate alla brusca realtà ma è stato bello lo stesso per un attimo fingersi l'innocente creatura di allora visto che è da mo' che avete perso quella spensieratezza? Avete presente?
Ecco, accertatevi prima che non ci sia una cimice sopra.

domenica 7 dicembre 2014

Per chi suona la campana

Un giorno ti inviterò a far serata insieme e ti porterò nei posti dove c'è del buon vino.
Anche se in linea d'aria siamo distanti non più di una cinquantina di metri, sarà la prima occasione per fare un sunto delle nostre vite fino ad allora l'uno all'altro sconosciute.
E andremo avanti a conoscerci aspettando l'alba di un giorno nuovo.
Quindi ti riporterò a casa e, poco dopo averti salutato sull'uscio col sorriso reciproco di un'amicizia in divenire, risalirò sulla macchina per fare altrettanto.
Ma in realtà non andrò a letto ma me ne starò seduto lì, in attesa che la luce della tua stanza si spenga e tu ti sia addormentato sfinito dalla lunga serata.
Solo allora scenderò dall'auto e comincerò a suonare ripetutamente il campanello al ritmo melenso di Fra' Martino.
E quando tu risponderai ancora assonnato e parecchio infastidito, io ti augurerò: "Buona domenica del cazzo, caro il mio campanaro!".