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martedì 17 agosto 2021

Patricidio

Fede mi ha ucciso.

Edipicamente intendo.
Si è liberato di me.
È successo l'altro giorno in piscina.
Scivolo grande, di quelli che spaventano un bimbo di cinque anni che non sa ancora nuotare.
Nel giro di mezzora siamo passati dal "Non lo faccio, ho paura!" a "Lo faccio solo se lo fai con me".
Con tanto di istinto paterno a far la ruota del pavone.
Questo per i primi tre giri.
Poi è scattato un inaspettato "Adesso lo faccio da solo".
Con tanto di braccino teso a stoppare sulla scaletta la mia salita dietro di lui.
"Aspettami alla fine dello scivolo e prendimi perché c'è l'acqua alta".
Una pugnalata mi avrebbe procurato meno dolore.
Sì, pur sempre una richiesta di esserci, ma ormai il cordone ombelicale era stato reciso.
Di lì a poco non mi avrebbe più voluto nemmeno a fine scivolo.
E a ogni suo passettino sulla scaletta immaginavo già i distacchi successivi: lui che mi chiede di non accompagnarlo più a scuola, lui che mi supplica di non fare più il simpa con i suoi amici, lui che sbatte la porta e se ne va di casa.
Un flusso di pensieri a occhi aperti interrotto solo da un signore che mi passa in braccio Fede dicendomi che stava annaspando nell'acqua alta da una decina di secondi.