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mercoledì 27 dicembre 2017

Il giallo del giallo

Piena fase pennarelli.
Anzi, piena fase pennarelli tranne uno.
Prima ancora di impiastricciare fogli e pareti, Fede scarta il giallo.
Non è che gli toglie il tappino, lo prova e, insoddisfatto, lo accantona.
No, no: lo scaglia a prescindere verso l'altro lato della stanza.
Ipotesi:
- lo associa alla fase itterica dell'inizio, alla claustrofobica culla di vetro, ai faretti intensi e abbaglianti;
- ha notato che non va di moda (la Peppa ad esempio lo calza raramente);
- lo collega all'antipatico canarino di Gatto Silvestro (come dargli torto);
- odia i Cinesi perché sa che un giorno faticherà sottopagato per loro;
- gli ricorda la maglia della Svezia;
- lo abbina ai cibi che lo schifano: banana, purè, zuppa di zucca, limoncello;
- fa pendant col maglione giallo crosta di polenta su sfondo di pentola di rame per cui al nido l'hanno bullizzato sin da subito (peccato, a noi piace);
- non ne può più del mantra rastafariano-autorigenerante che la mamma va ripetendo da un mese: "Jah Love", "Jah Love", "Jah Love";
- gli rimanda foneticamente la parola 'gallo' in odio da quando il nonno calabro l'ha fatto combattere con un vero gallo da pollaio per testarne la virilità;
- è stufo di sentir parlare del giallo su chi sia suo padre.

martedì 19 dicembre 2017

L'essenziale

Irene inaugura la domenica mattina con un "Abbiamo un garage che fa schifo".
Io bofonchio un buongiorno e poi dico: "Non ce l'avrà progettato Renzo Piano ma mi sembra funzionale e ineccepibile".
Quindi mi siedo perché 'funzionale e ineccepibile' mi costa fatica la domenica mattina.
Lei si accanisce: "Intendo il caos che vi regna sovrano".
Resta irrigidita in piedi in attesa di una conferma ('vi regna sovrano' non le costa fatica la domenica mattina).
Fatto sta che a me non pare, ma dallo sguardo capisco che è il caso di alzarmi e fare un sopralluogo.
Macchina parcheggiata dritta, parete-scaffali ricolma e ordinata, bici appoggiate al muro, angolo-ramazza con due cose due da portare in discarica, qualche fogliolina secca in zona saracinesca che fa colore e stagione.
Roba da rivista patinata 'Belli garage'.
Risalgo e riferisco.
Lei scuote la testa: "L'essenziale è invisibile agli occhi".
Tocca risedermi.
Stoccata finale: "Ho avuto ex che passavano il weekend in garage".
Mi sollevo di scatto, trattengo a stento 'chiediti perché', l'abbraccio stretta stretta e la rassicuro: "Tranquilla, adesso ci sono qua io".

mercoledì 13 dicembre 2017

Mùca!

Fede è nella fase delle paroline gnagnose.
Per 'gnagnose' intendo buffamente sgrammaticate.
Ad esempio dice 'mùca!' sia per indicare la mosca che per intendere la mucca.
La cosa non agevola.
Ieri gli stavo dando la pappa a mulinello: un'imboccata dietro l'altra senza soluzione di continuità.
A un certo punto ha cominciato ad agitarsi e a dirmi 'mùca! mùca! mùca!'
E io: "Sì, certo. E la pecorella, il maiale, la gallina, il miao, il bau..." e vai di animale-cucchiaiata, animale-cucchiaiata, animale-cucchiaiata.
Ho capito che intendeva 'mosca' solo quando me l'ha sputata in faccia.

venerdì 8 dicembre 2017

Piccole trasgressioni

È da un po' di giorni che Federico si trascina una brutta tosse.
Credevo fosse malanno di stagione.
Da quando ha cominciato il nido poi.
Virus meo, cazzi tua.
Stamattina la svolta: frugo nella tasca superiore dello zainetto rosa-fucsia di Hello Kitty e trovo un pacchetto di sigarette.
Non percepisco subito la gravità della scoperta.
Troppo grossa per essere vera.
Poi, all'improvviso, la consapevolezza.
Com'è potuto succedere?
C'entra forse sua madre?
Qualcuno l'ha condizionato o trattasi di scelta libera e volontaria?
Se così, cosa mi rappresenta: confusione, provocazione, esibizione?
Quando è cominciato?
Come ho potuto non accorgermene prima?
Non mi par proprio una cosa trascurabile, eppure non c'avevo fatto caso.
Fino a stamattina.

Rosa-fucsia?
Hello Kitty?
Esigo spiegazioni.

domenica 3 dicembre 2017

Contropiede

Prima o poi doveva capitare.
Federico è incappato nella morte e ne ha chiesto ragione.
Camminavamo mano nella mano a bordo strada quando ha notato quello che rimaneva di un riccio spiaccicato.
Si è intristito, mi ha guardato e ha chiesto: "Pecché?".
Io, preso in contropiede, ho improvvisato la storia meno dolorosa e più fiabesca che potessi immaginare: "Vedi, in realtà quel riccio è vivo e ora si trova sotto l'asfalto in compagnia della talpa che ha sempre amato. Non riuscendo ad andare lei da lui, il riccio ha rinunciato alla propria corazza e ha scavato fin sotto dove ora la talpa e il riccio si vogliono bene".
Preso dall'ispirazione ho cesellato con una morale: "Il bitume non separi ciò che l'amore unisce".
A quel punto Fede, sgranati gli occhi, mi ha detto: "Pensavo fosse colpa di una macchina che col suo moto uniformemente accelerato ha centrato in pieno un corpo troppo lento e fragile per reggere l'impatto con un corpo, per l'appunto, più veloce e pesante".
A quel punto io, sgranati gli occhi, ho indicato i moscerini spalmati sui parabrezza delle auto e ho chiesto: "Perché?"