Post più popolari

giovedì 30 luglio 2015

Stress on the beach

Ho sempre dormito in spiaggia pubblica.
Mai avuto problemi a schiacciare un pisolino mentre tutti intorno fanno rumore.
Almeno fino a oggi, quando ho visto con i miei occhi cosa succede nei paraggi di chi si assopisce.
Un vicino di salviettone, in piena pennichella digestiva, ha nell'ordine rischiato:
- che un ombrellone mal conficcato e sollevato dal vento gli si piantasse come un paletto di frassino nel cuore (e meno male che non era girato a pancia in giù);
- che un manipolo di ragazzini esagitati lo ricoprisse di sabbia per trasformarlo nella Cima Coppi della pista delle biglie;
- che il cane simpatico a tutti e mascotte ufficiale della spiaggia lo scambiasse per orinatoio pubblico;
- che il bagnino palestrato e abbronzato non gli issasse il pattino sulla faccia preso com’era dal fare il piacione agli occhi delle bagnanti;
- che i bocciofili della domenica lo centrassero in pieno dopo aver lanciato il boccino a una manciata di granelli dalla tempia ("Che faccio? Sposto?" "No, lascia. Al massimo fa da sponda");
- che un pallone Supertele modello "chi se ne frega delle leggi della fisica" gli rimbalzasse in faccia dopo essere stato scagliato alla viva il parroco dal solito simpaticone che gioca ancora a fare le asinate di quando era ragazzo (grazie a Dio non s'è svegliato e ho potuto recuperare la palla).

venerdì 24 luglio 2015

Le abitudini vecchie del signore

"Il re è nudo! Il re è nudo!".
È proprio vero che i piccoli scorgono ciò che i grandi hanno smesso di notare.
Solo che, invece della fanciullesca esclamazione della fiaba di Andersen, mezzora fa un bambino petulante sulla battigia m'ha così esposto al pubblico ludibrio: "Il signore sta pisciando! Il signore sta pisciando!". 
Il tutto mentre ero a mollo nel mare ad altezza pube.
Sono seguiti nell'ordine: io che ci metto un millisecondo di troppo a capire che ce l'ha con me, gli adulti dei paraggi che m'investono di sguardi severi (ipocriti!), io che oppongo un flebile "Non è vero! Non è vero!" smentito dall'espressione di beatitudine in volto.

martedì 21 luglio 2015

Belén dico

Mi è sempre stato difficile chiedere scusa.
Questione di carattere, cocciutaggine, orgoglio.
Tipo Fonzie in Happy Days.
Mi risulta ancor più difficile quando mi viene rinfacciata una colpa di cui non mi sono minimamente accorto: una sbadataggine, un'omissione, una gaffe involontaria.
Mi diventa impossibile se dal piano del reale si passa a quello dell'immaginario.
Intuisco di aver "combinato" qualcosa quando al mattino Irene si volta bruscamente nel letto per sfuggire al bacio del buongiorno. Per poi rigirarsi di scatto e rivolgermi un livoroso "Stronzo!".
Piantata sul sagrato il giorno delle nozze? Schiaffeggiata in mondovisione? Tradita tra le gambe di Belén?
Non so cosa possa aver sognato quella notte, ma il fatto che io non le chieda scusa al risveglio (ci mancherebbe!) non fa altro che peggiorare la situazione di quella che sarà una luuunga giornata.
Allora, ancora mezzo intontito dal sonno, con le cispe sugli occhi e uno "stronzo" che mi rimbomba in testa, mi trascino verso il bagno arrovellandomi su che gusto perverso ci provi (Belén dico).

domenica 19 luglio 2015

La signora in pogo

10 motivi per cui capisci che l'età avanza e sarebbe meglio restarsene a casa a guardare le repliche della "Signora in giallo" invece di bazzicare i concerti delle feste estive come facevi in gioventù:
- non transigi sull'orario di partenza e ti affidi ciecamente al navigatore rispetto a quando partivi in clamoroso ritardo (tipo "Beviamo l'ultima e andiamo che il concerto è già iniziato") non sapendo neanche bene dove cazzo dovevi andare;
- cerchi pazientemente parcheggio con tanto di segnalatori di posizione mentre una volta abbandonavi l'auto in posti impensabili al punto che a fine serata ti aspettava il vigile per farti i complimenti;
- mentre ti avvii a piedi alla ricerca dell’area-festa uno sbarbatello dello staff ti dà non interpellato una dritta: “Guardi che la balera Marechiaro è da un’altra parte”;
- se il concerto è in ritardo di 5 minuti cominci a fischiare manco ti stessero rubando la vita (smetti quando ti accorgi che a farlo siete solo tu e un sessantenne un po' più in là: riconoscete il richiamo, vi cercate con lo sguardo, vi fissate per un istante e comunicate telepaticamente: "La morte sta venendo a prenderci e questi dilapidano il tempo che ci rimane");
- nel caso la musica fosse appena appena alta, ti giri sperso tra la folla verso il fonico a urlare: “Scusaaaaaa… scusaaa… Qua, io… scusa, puoi abbassare un pochetto?”;
- al pezzo in cui si battono  le mani all’unisono molli per primo causa fiatone pre-infartico; 
- nell'attimo esatto in cui comincia il pogo ti chiudi a riccio sperando di non essere risucchiato mentre all'epoca non vedevi l'ora di fiondarti nella calca per poi esibire a mo' di medaglie lividi ed escoriazioni;
- i pezzi che un tempo sapevi a menadito ora sono nella tua voce un susseguirsi di “Nana nana nanana” (tutti, indistintamente);
- allorquando scorgi uno del pubblico scalare il palco scarti subito l’opzione “sballone in vena di stage diving” e cominci invece a sbraitare: “L’Isis! L’Isis! L’Isis è tra noi!”;
- a fine concerto speri non seguano gli immancabili bis perché ad ossessionarti in testa è un pensiero: tornare a casa in tempo per aiutare Jessica Fletcher a trovare l'assassino.