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sabato 28 ottobre 2017

Giuro che non cero

Da un paio di giorni sto frugando nell’archivio on line dell’Eco di Bergamo.
Ho bisogno di risalire a cose che forse all’epoca mi erano sfuggite.
All’epoca significa da due mesi a questa parte.
Da due mesi a questa parte Federico ha maturato un’insana passione per i lumini.
Quelli da chiesa, da processione, da estremo saluto.
Quelli rossi con la fiammella in mezzo.
Quelli da accendere quando si fa un voto o si domanda una grazia.
Federico non fa in tempo a entrare in santuario che vuole accenderne uno, e poi un altro, e poi un altro ancora.
A volte lo spazio a disposizione è già pieno e allora bisogna spegnerne uno, e poi un altro, e poi un altro ancora.
Guai a smorzare i “suoi”.
I “suoi” sono intoccabili, quelli degli altri un po’ meno.
Frignerebbe da far scendere Cristo dalla croce.
Da buon agnostico non mi ero mai posto il problema delle conseguenze.
Fino all’altro giorno.
L’altro giorno abbiamo atteso che l’anziana signora davanti a noi si girasse e subito le abbiamo spento il lumino perché ci stesse il nostro.
Tempo di far soffiare Federico sulla fiammella e l’anziana signora ha cominciato a tossicchiare, poi tossire convulsamente, quindi rantolare-scatarrare fino allo spasimo.
Il sacrista l’ha soccorsa e tutto si è risolto per il meglio.
Io e Fede ci siamo guardati e siamo tornati a casa pensierosi: che la donna avesse chiesto un’intercessione per lo stato di salute precario? Che il nostro gesto avesse smorzato sul nascere la supplica? E prima di allora? Quante volte? Chi? In che misura? Fino a che punto?
Ho controllato: sull’Eco non danno notizia di tragedie ad Arcene da due mesi a questa parte.
Ma se io e Fede siamo in giro e vediamo un compaesano con il braccio rotto, in carrozzella o con la testa fasciata, allora abbassiamo gli occhi.
Di fronte ai manifesti funebri, poi, acceleriamo il passo per non incrociare lo sguardo delle immaginette.
Che a volte ci appare incazzoso.
Come di chi sa come sono andate le cose.

lunedì 23 ottobre 2017

I got IT!

Ieri, facendo un po’ di cambio-guardaroba, ho ritrovato un vecchio impermeabile giallo con cappuccio di quando consegnavo la posta sotto l’acqua e la neve.
Stamattina, uscendo di casa, ho adocchiato sul pavimento un palloncino rosso portato a casa da Federico dopo non so quale festa di compleanno.
Due più due e illuminazione fu.
Sono entrato in classe nascondendo la faccia dietro il palloncino e ho detto con la voce più inquietante che mi riusciva: “Interroghiamo quello che con le verifiche fa sempre le barchette di carta…”

sabato 14 ottobre 2017

Misantropia ottobrina

Giornata no.
Misantropia ottobrina.
L’inferno sono gli altri.
L’inverno sogno gli altri.
Ma in autunno, oh in autunno...

Sarà la prima nebbia del mattino,
sarà il sole pallido e stinto di vino,
sarà la sera che cala imperiosa come una fiumana,
sarà il sacco dell’umido che torna a essere ritirato solo una volta a settimana,
saranno il compleanno che si avvicina e l’età che avanza,
sarò io,
sarà jevo,
saranno gli altri…

Mi stanno
come d’autunno
sui coglioni
le mosche.

sabato 7 ottobre 2017

Peppa porca

Non mi riesce più di vedere i cartoni con Federico.
Ad essere precisi un cartone: Peppa Pig.
Non è un discorso di qualità (i protagonisti parlando grugnendo) o quantità (le puntate alla fine son sempre quelle).
È che a un certo punto entra in scena Suzy Pecora.
Se ho ben capito nell'originale inglese gli amichetti di Peppa hanno nome e cognome che iniziano tutti con la stessa lettera: Freddy Fox, Pedro Pony, Rebecca Rabbit...
Suzy Sheep da noi è diventato Suzy Pecora.
Non Serafina, non Simonetta, non Sebastiana.
Che poi il problema non è tanto il nome quanto il cognome.
Potevano tradurlo con Suzy Agnella, Suzy Ovina, Suzy Quadrupede Lanoso.
No, proprio Suzy Pecora.
A Fede fa ridere, a me fa sesso.
Susy Pecora nel mio immaginario è tutt'uno con Moana Pozzi, Milly D'Abbraccio, Jessica Rizzo.
È un nome da privé, da night club, da paginone centrale di Playboy, da categoria monografica su Yuoporn, da film di Tinto Brass (tipo Rocco nei panni dell'idraulico che le dice: "Tu sei Susy, vero? Pecora?" e non capisci se è il cognome o una richiesta).
Sarò degenerato io, ma dal momento in cui Susy compare smetto di guardare e parto di fantasia.
Immagino che mi strizzi l'occhio e accenni all'ovile, che si tosi tutta per me, che beli da porca (provocando una crisi d'identità in Peppa: "Ma allora - oink oink - io chi sono? Cosa - oink oink - rappresento? E soprattutto - oink oink - perché ho un nome da vecchia ubriacona?).
Fede se ne accorge e comincia a tirarmi la maglietta per riavermi "presente" al suo fianco.
Mi vuole complice, non supplice; scherzoso, non focoso; divertito, non pervertito.
Allora mi concentro e scaccio i pensieri birichini.
Fino a quando fra le amichette animate fa capolino Wildy Wolf.
Selvaggia Lupa.
Lì spengo e trascino Fede a fare la doccia fredda con papà.

domenica 1 ottobre 2017

Allievo e maestro

Zona cattedra poco prima dell'inizio della lezione
"Posso una domanda?"
"Certo"
"No, perché la fonte mi pare autorevole in materia"
"Grazie, spero di essere all'altezza. Quale materia?"
"Donne"
"Ahia..."
"Appunto: ahia..."
"Provo a indovinare: scottato ripetutamente senza venirne mai a capo"
"Diagnosi impeccabile"
"C'avrei scommesso"
"Quindi?"
"Quindi benvenuto nel club. Non so cosa rispondere. Su altro sono preparato, ma su questo..."
"E l'esperienza?"
"Come il due di picche a briscola"
"Nel senso?"
"Nel senso che chi le capisce è bravo. Ogni volta è come se fosse la prima: un umore diverso, un comportamento imprevisto, una reazione inattesa. Volubili, imprevedibili, spiazzanti. Impossibile prevenirle, deleterio contraddirle"
"Tinte fosche"
"Mi dispiace, ma a qualcuno toccava farlo"
"Eppure avrei giurato..."
"Fingo sicurezza, ma sulle donne m'infrango"
"Chi l'avrebbe mai detto?"
"Già"
"Qualche trucco almeno?"
"A.NI.A"
"È un'associazione? Tipo l'Alcolisti Anonimi per il supporto psicologico?"
"Per quello c'è il bar. L'Alcolisti Anonimi è lo step successivo"
"E allora cos'è?"
"Un acronimo"
"Che sta per?"
"Ascoltare, Non Interrompere, Assecondare"
"Chiaro"
"Ah, ancora una cosa"
"Cosa?"
"Valorizzare, sempre e comunque. A prescindere"
"Direi che per oggi basta così"
"Direi di sì, anche perché sta per suonare"
"Perfetto, grazie mille"
"Si figuri prof"