Calato l'inverno, l'uomo col sacco nero non freme per il venerdì sera.
L'uomo col sacco nero teme il venerdì sera.
Non fa in tempo a mettere piede in casa che una voce querula gli ricorda la fatale incombenza.
L'uomo col sacco nero vorrebbe subito pigiamarsi e rivestire i panni borghesi solo il lunedì mattina.
Ma l'uomo col sacco nero sa che non può farlo, pena un intero weekend peggio del venerdì sera.
L'uomo col sacco nero allora si riveste come un fagotto, affronta il freddo cane, avanza circospetto sul selciato ghiacciato e trascina stancamente la spazzatura al luogo convenuto.
Lì incontra altri uomini col sacco nero, pure loro inciabattati col vestito del lavoro ancora indosso.
Dall'alto occhi guardinghi dietro vetri appannati controllano che gli aliti di vapore frammisti alla nebbia degli uomini col sacco nero si trovino nel luogo convenuto.
Dal basso gli uomini col sacco nero guardano in alto sapendo di essere controllati e sembrano urlare in direzione dei vetri: "Con questo tempo non uscirebbe di casa neanche l'uccello cucùlo".
Una volta rientrati gli uomini senza più sacco nero confermano di aver detto proprio quelle parole.
In realtà solo le sillabe finali corrispondono.
L'uomo col sacco nero sono io.
Gli uomini col sacco nero siete voi.
È ora di ribellarsi: il sacco nero è mio e me lo gestisco io!
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