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martedì 21 ottobre 2014

Veglia perpetua

La scorsa notte mi ha portato consiglio: ho deciso che metterò al mondo un figlio.
Non per un animalesco istinto di perpetuare la specie o perché nel silenzio ovattato della stanza avverta ormai l'inesorabile ticchettio dell'orologio biologico che avanza.
Ho deciso che metterò al mondo un figlio per rappresaglia.
Un giorno, quando avrà compiuto 16 anni, lo convocherò nel mio studiolo e gli dirò: "Lo so che abbiamo parlato poco e tra noi sono stati più i silenzi che le confidenze. Ma ora ho bisogno che tu faccia qualcosa per me. Smettila di rintanarti tutto il giorno nella cameretta a guardare ologrammi-porno e impugna invece questa lista. È gente che non conosci se non per sentito dire. Avranno bene o male tutti una quindicina d'anni più di te. Ecco, qui trovi nome, cognome e attuale indirizzo. C'ho messo un po' a rintracciarli tutti ma ce l'ho fatta. Non dovrai fare altro che appostarti a turno sotto la loro abitazione ogni sabato sera per un anno intero così come loro facevano con me e tua madre una quindicina d'anni fa. Una volta raggiunti, aspetterai silenzioso in macchina che anche l'ultima luce della loro dimora si sia spenta. Dopodiché, concessi venti minuti perché prendano sonno, alzerai il volume della unz-music a manetta (non ci crederai, ma questo genere assurdo esisteva già all'epoca). Quindi tirerai fuori all'improvviso dal bagagliaio un pallone che un attimo dopo scaglierai alla viva il parroco per le strade deserte, quando il silenzio delle tenebre fa di ogni rimbalzo un tuffo al cuore. Infine, tempo di riprendere fiato e illudere le vittime che tutto sia finito, attaccherai a parlare con sette toni sopra il normale di calcio, sballo e fica in un turbinio di suoni onomatopeici e bestemmie. Se non ti va di farlo da solo come un matto che inveisce alla luna, portati dietro un amico che ti faccia da spalla. Nel momento in cui una luce nervosa tornerà a rischiarare il buio delle loro stanze, solo allora potrai considerare giunta al termine la tua missione notturna e proseguire con il successivo nome della lista".
Di fronte al suo sguardo perso e basito, incalzerò come un padre che, agonizzante, pretenda vendetta dal sangue del proprio sangue: "Sì, lo so. Dovrai raggiungere anche questo che nel frattempo s'è trasferito a Cuneo. Se vuoi, puoi lasciarlo per ultimo. Non valgano però a fermarti le loro preghiere supplichevoli così come non ti spaventino le minacce irose di chi ammazzerebbe pur di tornare a dormire in santa pace. A loro non scalfirono quindici anni addietro né le une né le altre. A quel punto non potranno far altro che spengere nuovamente la luce e darsi da fare, tra sbraiti esterni e gemiti domestici, affinché quell'alba ormai alle porte benedica il concepimento di coloro che un giorno li vendicheranno".
Probabile che all'udire queste parole spalancherà gli occhi colto come da un'illuminazione. Prima che possa aprire bocca, sarò io a confermare i suoi sospetti: "Esattamente come loro vennero concepiti a metà anni '90 per vendicarsi del sottoscritto tardo-adoloscente e degli altri soci casinari e menefreghisti. Io ho già pagato. Ora tocca a loro. È una ruota che gira. Così è sempre stato e così sempre sarà. Vai e trasforma il loro riposo domenicale in una veglia perpetua!".

lunedì 20 ottobre 2014

Zenzara

Mettiamo pure che la combinazione cromosomica ti abbia dotata di un DNA refrattario agli insetticidi, ai cambiamenti climatici e alle mie goffe smanacciate notturne per ridurti in poltiglia.
Accettiamo altresì che sia la tua incondizionata natura e non la tua stronza volontà a indurti puntuale ogni notte a svolazzarmi intorno le orecchie nel cuore delle tenebre. 
Poniamo finanche che il tuo non sia un normale ronzio di zanzara ma lo struggente canto del cigno di chi sa che di lì a poco dovrà cedere il passo al Generale Autunno.
Va bene allora, tutta la solidarietà del mondo e che il pensiero della morte non ti strugga l’esistenza.
Ma una cosa non capisco: venti giorni di rompicoglionesca agonia mi sembrano esagerati.
Per questo oggi, un attimo dopo essere tornato a casa e aver poggiato delicatamente a terra la borsa di lavoro, verrò a cercarti. Ti cercherò ovunque. Piccola sì ma non invisibile. E quando ti avrò trovata, non porrò fine alla tua lenta dipartita con un colpo di grazia fulmineo e generoso. No, troppo facile. Accosterò la mia bocca alle tue alette e ti sussurrerò in un crescendo rossiniano tutta la discografia dei Pooh (album solisti compresi).
Scommetto schizzerai fuori la finestra alla ricerca dell’ultimo zampirone al neon acceso dell’ultimo bar di provincia pur di non sentire il mio “Diooo delle cittàààààà”.
Maledetto Noè e il giorno in cui vi ha caricato a bordo.

sabato 4 ottobre 2014

10 sfumature di melma

Nominato da nessuno nonché reduce dall'ennesimo momento imbarazzante, elenco a seguire le 10 figure di melma che hanno segnato la mia vita:
- "Uèlla... Di nuovo incinta, eh?". "No".
- "Ùrco, guardate quella... Stagionata ma... Chissà che numeri che fa!". "È mia mamma".
- "Che coincidenza: giusto ieri ho intravisto il tuo vecchio al supermercato e mi sei venuto in mente". "È morto 5 estati fa".
- "Bello il tuo nuovo appartamento. A parte quel quadro lasciato dai precedenti inquilini". "L'ho dipinto io".
- "Oh ragazzi... La prossima volta che veniamo a cena da Massi, ricordiamoci di evitare scrupolosamente il dolce: la peggior torta di mele che abbia mai...". "L'ho fatta io".
- "Allora ci vediamo stasera. Buona giornata!". "Buona giornata a te. Ma non ti stai dimenticando qualcosa prima di uscire?". (bacetto al risveglio dato... fiorellini sul tavolo messi... abbraccio sull'uscio fatto... Che diavolo...? Oh cazzo, oh cazzo... "È stata una settimana piena. Sai, la fine della scuola: le ultime verifiche, i voti, gli scrutini... Ma ti prometto che stasera usciamo a cena per il nostro anniversario! Auguri amore!". "Direi che non è il caso di anticiparlo di tre mesi. Volevo solo ricordarti di portar giù il secchiello dell'umido".
- "Ciao Davide, come sei cresciuto!". "Eh già... È parecchio infatti che non vi vedete tu e la mamma". "Sì, ci siamo perse un po' di vista". "Capita. E quello è l'ultimo dei tuoi figli? Quello piccolo che portavi ogni tanto a casa nostra? Mi ricordo quando giocavamo insieme a...". "È il mio compagno".
- "Sìììì... Sììì... Così... Così... Sei fantastica Claudia... Monia, volevo dire Monia!".
- Dopo 3 ore di sfiancante shopping compulsivo, un mio disperato tentativo di scacco matto: "Questo! Questo è perfetto! Ti sta benissimo!". "È quello che indossavo quando siamo usciti...".
But the winner is:
- inferocito per la brusca interruzione della tanto agognata pennichella pomeridiana, schizzo ancora intorpidito sul balcone per annunciare alla comunità il mio disappunto: "E se abbassassimo un po' il volume magari?". File di sguardi all'insù come in una coreografia di Broadway con il "casinista" che riprende più sommessamente: "L'eterno riposo dona a lui, o Signore...".