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sabato 28 gennaio 2017

Cosa danno in oblò?

Stamattina Federico s’è piazzato per la prima volta davanti al cestello della lavatrice in
funzione e non si smuoveva più.
Una nuca rossa che roteava ipnotizzata al roteare dei vestiti.
Nel momento in cui sono andato a recuperalo mi sono impalato pure io di fronte alla messa in onda.
Mi sono seduto a gambe incrociate di fianco a lui e ho fissato lo stesso spettacolo centrifugato.
Due nuche rosse che roteavano ipnotizzate al roteare dei vestiti
Come darci torto: meglio di tanta idiozia che passa in tivù.
I panni non si urlano addosso ma vorticano in rispettoso silenzio, la pallina porta-detersivi modera il lavaggio senza abbandonarsi a facili qualunquismi, l’acqua sciaborda senza travalicare i limiti della decenza, la schiuma pulisce il contenuto anziché sporcarlo di più.
Oggi pomeriggio si replica: danno in oblò i capi delicati.
E Dio sa di quanta delicatezza abbiamo bisogno di questi tempi…

giovedì 19 gennaio 2017

L'uomo col sacco nero

Calato l'inverno, l'uomo col sacco nero non freme per il venerdì sera.
L'uomo col sacco nero teme il venerdì sera.
Non fa in tempo a mettere piede in casa che una voce querula gli ricorda la fatale incombenza.
L'uomo col sacco nero vorrebbe subito pigiamarsi e rivestire i panni borghesi solo il lunedì
mattina.
Ma l'uomo col sacco nero sa che non può farlo, pena un intero weekend peggio del venerdì sera.
L'uomo col sacco nero allora si riveste come un fagotto, affronta il freddo cane, avanza circospetto sul selciato ghiacciato e trascina stancamente la spazzatura al luogo convenuto.
Lì incontra altri uomini col sacco nero, pure loro inciabattati col vestito del lavoro ancora indosso.
Dall'alto occhi guardinghi dietro vetri appannati controllano che gli aliti di vapore frammisti alla nebbia degli uomini col sacco nero si trovino nel luogo convenuto.
Dal basso gli uomini col sacco nero guardano in alto sapendo di essere controllati e sembrano urlare in direzione dei vetri: "Con questo tempo non uscirebbe di casa neanche l'uccello cucùlo".
Una volta rientrati gli uomini senza più sacco nero confermano di aver detto proprio quelle parole.
In realtà solo le sillabe finali corrispondono.
L'uomo col sacco nero sono io.
Gli uomini col sacco nero siete voi.
È ora di ribellarsi: il sacco nero è mio e me lo gestisco io!

domenica 15 gennaio 2017

Fiatella

Piccolo indovinello di cui ignorare la risposta sarebbe bello...
Fede è seduto sul pavimento; una buffa cimicina gli gira intorno; Fede segue con gli occhi l'insetto, ride e si diverte.
Mi giro, prendo il latte dal frigo e lo metto a scaldare.
Fede è seduto sul pavimento; una buffa cimicina non gli gira più intorno; Fede fissa il vuoto assoluto, non ride e torce la bocca che manco l'urlo di Munch.
Ora la domanda: birichina, birichina, che fine ha fatto la buffa cimicina?

martedì 10 gennaio 2017

Chi la fa la fa

Essere nell'ascensore del condominio e mollare soddisfatti una scoreggina.
Un'ovattata onda di fragore nel mare magnum dell'aerofagia.
Alzare lo sguardo per intercettare la complicità altrui ed essere pronti ad addossare la colpa a vostro figlio: "Suvvia, perdonatelo: è un bambino piccolo, praticamente un neonato...".
Accorgersi che gli altri non ridono e che, dopo avervi fatto il vuoto intorno per quanto possibile nel millimetrico vano di un ascensore, vi guardano schifati e altezzosi.
Abbassare lo sguardo, accorgersi che non c'è nessun bambino e ricordare all'improvviso che è altrove, dai nonni con la mamma al nido non ricordate esattamente dove comunque altrove.
Capire allora quanto si ridiventi bambini in presenza dei bambini, ma soprattutto quanto si diventi cretini in assenza dei bambini.
Anche questo è paternità.

domenica 8 gennaio 2017

Se è no è no!

In questo periodo alza il braccio, stende l’indice ed esige la cosa indicata.
Hai voglia a spiegare pacatamente che non è cosa adatta, che è costosa, che magari tra qualche anno.
Continua a indicare l’oggetto del desiderio e un attimo dopo a guardarmi con aria supplichevole.
Poi torna a indicare l’oggetto del desiderio.
La bocca che s’incurva all’ingiù, il labbro che tremola, la pupilla che s’umetta.
Rispiego amorevolmente che non è il caso.
Seguono pugni tesi in basso, urli e capricci.
È a quel punto che perdo la pazienza e alzo la voce: “Ho detto di NO, Irene! E poi c’è tuo figlio che ti guarda”.

lunedì 2 gennaio 2017

Invasion

Accettato a distanza di settimane l'esito delle elezioni americane, mi sono soffermato a guardare Federico che dormiva.
Lo guardavo e pensavo ai grandi eventi che intanto avvenivano a sua insaputa e pensavo alle conseguenze che avrebbe vissuto a seguito di tali grandi eventi.
Poi mi sono soffermato sui capelli: rossicci, arruffati, buffi, a tratti ridicoli.
Ho guardato meglio Federico, poi ho guardato Irene che dormiva poco distante, quindi ho riguardato Federico.
Infine sono uscito di casa deciso a dichiarare guerra agli Stati Uniti d'America!