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venerdì 25 marzo 2016

Sh sh sh

Tra le poche cose efficaci dei tanti libri teorici per neonati di cui si è circondata Irene, c'è questa storia del "sh sh sh path" (in italiano "il sentiero del sh sh sh").
Praticamente, per indurre il sonno all'infante, basta sussurargli ripetutamente "sh sh sh".
E funziona.
Solo che 'sta cosa poi rimane addosso e non te la levi più.
In classe, ad esempio, ha preso il posto del vecchio e imperioso ssssssSSSSSSSSH! con cui zittivo il chiacchiericcio nel corso delle verifiche.
Un sibilo che partiva in sordina, senza neanche alzare gli occhi dal reistro, e poi via via cresceva fino a esplodere nello SH! finale, pietra tombale di qualsivoglia brusio senza diritto di replica alcuna.
Ora mi viene spontaneo fare "sh sh sh".
Quando sollevo lo sguardo, ne becco sempre due o tre che si sono addormentati con la faccia sbavosa sul foglio. Liceali-poppanti appunto.
Lo stesso libro mi ha insegnato a non svegliarli bruscamente: aspetto che abbiano fame o debbano essere cambiati.

domenica 20 marzo 2016

Defecangioletti

Da un po' di volte, mentre gli cambiavo il pannolino, lo vedevo fissare l'angolo del bagno alla sua sinistra, lì dove le pareti convergono, e ridere, ridere, ridere a crepapelle.
Potevo anche tronchesargli le unghiette o scaccolarlo con vigore (attività che in altre zone della casa provocavano pianti a dirotto) e lui rideva, rideva, rideva.
Se con la forza (un'amorevole forza, s'intende) gli stortavo il capo dall'altra parte, s'incupiva all'improvviso; appena mollavo la presa, tornava a fissare quell'angolo della stanza e riprendeva subito a ghignarsela.
Eppure, a voler ben guardare, niente di speciale in quel punto: nessuna salvietta colorata, nessuno specchio riflettente, nessuna mensola porta-piante.
Niente che potesse stimolare la fantasia di un neonato; solo noiose fughe di piastrelle in perpendicolare convergenza tra loro.
Poi un giorno Irene mi ha dato, col candore che la contraddistingue, la spiegazione: vede gli angioletti e per questo ride.
Anziché risponderle con una grassa risata, ho preso la storia per buona vista la reazione ilare sul faccino di Federico.
Poi, giorno dopo giorno, la cosa ha iniziato a inquietarmi: non sono più riuscito a fare nulla in bagno senza sentirmi osservato.
Ho cominciato a immaginarmi biondi spiritelli boccoluti e alati prendersi beffe della mia intimità.
Da cui vasche straripanti schiuma per celare le pudenda, bidè frettolosi all'acqua di rose, interminabili quanto improduttive sedute sulla tazza.
Un giorno infine, esasperato dall'ennesima infruttuosa corsa in bagno, ho scagliato il rotolo di carta igienica in direzione dell'angolo infestato.
Devo averli centrati, o quantomeno sfiorati e offesi.
Da allora Federico ha smesso di ridere.
Ma io ho ripreso a defecare.
Meglio un figlio musone che un padre stitico.

sabato 12 marzo 2016

Gitainaereofobia

Se un professore esercita un minimo di autorevolezza, non dovrebbe mai andare in gita su un aereo coi propri alunni.
Soprattutto se il professore in questione ha una fottuta paura di quella supposta svolazzante ricoperta di lamiera che gli altri si intestardiscono a chiamare, appunto, 'aereo'.
Non è il massimo avvertire lo schianto imminente alla sola accensione dei motori (quando, per intenderci, il velivolo è ancora fermo) mentre tutti intorno fanno rumore: ragazzi che si rincorrono, sbraitano, sghignazzano, si inerpicano.
Ma non lo sanno che stiamo per sfidare le leggi della fisica umana e staccarci innaturalmente da terra?
Camminare è da mo' che ci appartiene, nuotare tutto sommato ce la caviamo, scavare a mani nude non risulta impossibile se dotati di unghie affilate e buona lena.
Ma volare no, non è dato coi due arti superiori implumi che ci ritroviamo.
Eppure loro se ne fregano e si comportano come su una corriera qualsiasi, di quelle ben aderenti alla strada che ogni giorno li porta a scuola.
Io no, non riesco a fregarmene.
E finché si tratta di una lotta interiore, allora è affar mio e basta. Ma quando l'apprensione traspare in forma di sguardo vitreo, sudore freddo, mani marmorizzate ai poggioli del sedile, mutismo catatonico ("Profe? Profe? Perché non risponde?"), allora la questione diviene di dominio pubblico e si salvi chi può.
"Guardate il prof! Sembra noi quando estrae a sorte il nome dell'interrogato! Oggi precipita, oggi precipita... Ferrari! Fuori! Senza paracadute!".
Fusoliera: "Ahahahahahhah".
"Scommetto che la regolina dell'acca adesso non è così importante. Ho forse sbaglio? Ho forse sbaglio? Ho forse sbaglio?".
Fusoliera: "Ahahahahahhah".
"Ehi prof, mi riconosce? Ma sì dai, quello a cui dà sempre 4. Ecco, l'unica cosa che ho studiato quest'anno è come prevenire gli attacchi di panico, perciò le suggerisco... Ops, un vuoto di memoria...".
Fusoliera: "Ahahahahahhah".
Anche il secchione di solito impassibile in classe, quello simbiotico col banco assegnatogli all'inizio dell'anno, quello cui vi affidavate per uno sguardo solidale durante il viaggio, scrolla il capo e pronuncia al rallentatore uno sconsolato 'SFI-GA-TO".

Decollati e atterrati sani e salvi.
Lezione imparata.
I ragazzi non so.
Nel dubbio domani interrogazione a tappeto. O forse sbaglio?

domenica 6 marzo 2016

Scelta indifferenziata

A volte temo di entrare in bagno e trovare dei gabbiani appollaiati su una piramide di pannolini che neanche in una discarica della periferia di Nairobi.
Lo sfintere ha delle ragioni che la ragione non conosce: incredibile quanta cacca possa sgorgare dal culetto di un neonato!
La soluzione è stata allora quella di infilare il materiale organico in un sacco nero da tenere sul balcone (il che ci costerà qualche recensione negativa su TripAdvisor) in attesa del giorno stabilito dal Comune per la raccolta dell'indifferenziata.
Peccato che il sacco debordi in clamoroso anticipo rispetto al giorno stabilito.
L'intuizione è stata allora quella di parcheggiare momentaneamente l'immondo fagotto in garage.
Apriti cielo!
"Ma ti sei rimbecillito? Tutto quel lerciume in uno spazio non areato per giorni e giorni... L'epidemia di peste del 1348 è cominciata così!".
"Rimane la discarica".
"Ma ti sei rincretinito? Già che ci siamo stendiamoli in piazza... I pannolini sporchi si lavano in famiglia!".
"E allora cosa suggerisci?".
"Basta informarsi sul giorno stabilito per la raccolta dell'indifferenziata di tutti i Comuni vicini".
"E secondo te io dovrei sbattermi a fare una ricerca su internet se va bene un giro di telefonate se va male, costruirmi una tabellina su dove si ritira quando, aspettare il calar delle tenebre, caricare il sacco nero in macchina come il più losco degli individui, raggiungere il paese in questione e scaricare la merda di tuo figlio fuori dalla casa di ignare persone che da quel momento verranno soprannominate 'i cagoni' dal resto della comunità? Te lo scordi!".
È esattamente quello che ho fatto l'altra sera.
Chiedo scusa ai signori Defendini di Verdello.