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sabato 30 gennaio 2016

Contenimenti

Altra notte in bianco.
Quest’ultima all’insegna di ruttini e scoreggine.
Nonostante gli esercizi di training autogeno imparati al corso pre-parto, a un certo punto non ce l’ho fatta più.
Avvolto dalle tenebre, ho dato una scrollata come si deve e ho sibilato: “Contieniti che il bimbo dorme!”.

domenica 24 gennaio 2016

Decalogo (più uno) del padre imperfetto

Dieci più uno comportamenti che mi fanno dubitare sul mio essere un buon padre:
- sono l'unico a definire quello che gli altri chiamano "profumo di neonato" per quello che è: odor di maionese andata a male conservata sotto le ascelle di un maratoneta scalzo;
- mi diverto nel vederlo sgranare gli occhi e increspare le labbra quando, dopo aver avvicinato l'agognato succhiotto, glielo allontano di scatto (non una volta, più volte);
- in caso di ciuccio caduto e conseguente ordine di Irene perché mi precipiti a disinfettarlo con l'acqua calda, corro verso il bagno, giro l'angolo, ci sbuffo sopra, aspetto qualche secondo e poi torno col petto gonfio di chi ha assolto al proprio dovere;
- più piange, più rido: quando dopo una lunga rincorsa di vagiti arriva a contorcere la bocca senza emettere suono alcuno ma aspirando aria e vocali, esplodo in una risata fragorosa di cui subito mi vergogno. Poi riprendo a ridere;
- quando ce l'ho in braccio nella fase abbiocco (suo, non mio), gli sussurro all'orecchio tutti i finali delle fiabe che sentirà nel corso dell'infanzia: mi piace immaginare la futura delusione nel momento in cui, a fine storia, si accorgerà di averla già sentita da qualche parte;
- sapendo che distingue già le voci ma a mala pena i contorni, mi diletto a infilarmi lo scialle da allattamento di Irene, una ridicola parrucca di Carnevale e due cachi sotto la maglietta... così, per confonderlo un po';
- se la mamma si assopisce in piena fase allattamento, mi avvicino al bimbo voracemente avvinghiato al capezzolo e gli bisbiglio: "Da lì mi hai sfrattato e lì ritornerò";
- nel caso tocca a me cambiarlo, mi limito a capovolgere il pannolino anziché impazzire a mettergliene uno nuovo (almeno, con le mutande funziona);
- se dorme nella carrozzina e devo portarlo in un'altra stanza, mi permetto tutte quelle accelerate, sterzate e derapate che con la macchina non ho coraggio di fare;
- lo chiamo coi nomignoli che mi ero sempre ripromesso di non utilizzare ("fagiolino", "sbirulino", "pisellino") ma solo perché non mi viene subito il nome registrato all'anagrafe;
- qualora fossi in piedi col piccolo appisolato tra le mie braccia e volessi, che ne so, afferrare con una mano il calice di rosso poco distante sul tavolo e contorcendomi ci riuscissi ma all'improvviso avvertissi la precarietà delle mie due prese... beh, mi ritroverei a dover fare una scelta.

domenica 17 gennaio 2016

Snaturamenti

Ieri serata tranquilla come non accadeva da due settimane e cinque giorni.
Adagiato il pargolo in camera da letto appena chiusi gli occhietti, io e Irene ci siamo spaparanzati sul divano modalità bel film (non vedevo l'ora) e coccole (non vedeva l'ora).
Due ore abbondanti di puro relax senza che mai il ricevitore segnala-pianti pulsasse la lucina verde sinonimo di risvegli agitati e urla strazianti.
Zero allerte, nessun allarmante brusio via etere, la normalità a portata di mano.
Poi il ritorno in camera da letto via via più accelerato causa inequivocabili grida e acuti lancinanti.
A giudicare dal rossore delle guance e dai colpi di scopa dei vicini era da mo' che era partito l'isterismo.
Semplicemente ci eravamo scordati di accendere la radiolina trasmittente.
La serata tranquilla era stata quindi un'eccezione frutto di una nostra snaturata dimenticanza.
Abbiamo deciso di continuare a non accenderla.

domenica 10 gennaio 2016

Crimini

Non capisco tutta 'sta menata del ricordarsi a quale tetta si era attaccato tre ore prima in occasione dell'ultima poppata.
Perché? Se una sizza replica, l'altra s'offende?
Che poi, se mi metto nei pannolini di Federico, tutti 'sti strattonamenti a destra e manca mentre mamma e papà discutono "No, era quella destra" - "Macché, era quella sinistra!" - "Son sicuro: guarda com'è già più munta quella destra!" ha un non so che di masochistico.
Occhi sgranati e labbro superiore tremolante a dire: "Ma vi state divertendo?".
Da maschio posso affermare che l'idea di enormi capezzoloni che si avvicinano e allontanano senza mai planarti in bocca è passibile di denuncia al tribunale dell'Onu per crimini contro l'eccitabilità.

venerdì 1 gennaio 2016

All'unisono

In media avviene due-tre volte al giorno.
Irene, causa bisogno impellente o chiamata urgente, ci molla senza preavviso, cambia stanza e lascia che un silenzio assordante piombi su di noi.
Secondi interminabili in cui io guardo Federico e Federico guarda me. Anche se a distanza di qualche metro - che ne so: io seduto al tavolo a correggere i compiti e lui nel passeggino a succhiarsi i pollici - io tengo d'occhio lui e lui tiene d'occhio a me.
Facciamo finta di fare altro, ma non ci perdiamo di vista neanche un attimo.
Il terrore è dipinto sul volto di entrambi, stile Urlo di Munch che si chiede: "Chi diavolo è questo e che ne farà di me?".
Il silenzio, nel frattempo, si fa sempre più insostenibile, tipo nulla sonoro che precede l'esplosione del tuono.
E infatti, all'improvviso e all'unisono, io comincio a urlare "IRENEEEEEEEEEE!" e il pupo qualcosa di simile: "UENEEEEEEEEEEEE!".