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domenica 29 marzo 2020

Altro giro, altra corsia

Finito il tutto, mi riprometto una sbronza così epica da finire chissà come all’alba in riva al mare a mangiare pipistrello o pangolino o pangostrello o quel cazzo che era.
E tutto ripartirà da capo.

Ne uscirò

Ne uscirò sovrappeso, probabilmente single e con qualche nevrosi in più.
Tuttavia saprò a memoria il numero delle piastrelle di casa, dove leggermente sbreccate, tutti i possibili percorsi alternativi seguendone ossessivamente le vie di fuga.
Andrà tutto bene.

Relazionare

La solitudine forzata di questo periodo almeno un vantaggio ce l’ha, quello di aver fatto riscoprire l’importanza delle relazioni.
Si danno per scontate, vi ci si dedica poco, le si riscopre nei momenti di difficoltà.
Io ad esempio ne ho appena scritta una dettagliata da inviare al Commissariato a proposito di quel tizio in fondo alla via che neanche mezzora fa ha scavalcato le transenne del parchetto pubblico per portarci il figlio a fare su e giù dallo scivolo.
Viva l’attenzione per l’altro, viva le relazioni.

mercoledì 18 marzo 2020

Il coronavirus spiegato da mio figlio

Ispirato a più riprese da internet, ho deciso di spiegare la situazione a mio figlio come papà Benigni fa col proprio nel lager de “La vita è bella”: si tratta di un gioco, il nazista-coronavirus è l’avversario da battere, dobbiamo rispettare delle regoline per vincere.
Finora gli avevamo raccontato di una prolungata vacanza dall’asilo e dell’impossibilità di andare al parchetto perché stavano ricolorando i fili d’erba uno a uno in vista della primavera.
“Allora Fede, devi sapere una cosa: là fuori c’è un cattivone di nome Coronello che appena usciamo di casa ci fa venire un antipatico starnutello”
“Uhm... Sapevo invece trattarsi di un virus di probabile origine animale che partendo dall’Estremo Oriente è giunto a noi ed attualmente vede l’Italia, e la nostra provincia in particolare, come principale fronte emergenziale. I sintomi vanno da...”
“Ok, ok, ok...”
“Mi dispiace papà avertelo detto così... Magari i nonni ti avevano raccontato la storia di Coronello per farti stare più tranquillo”
“Magari”
“Ho capito, ci penso io: a cosa vuoi giocare?”

domenica 15 marzo 2020

Historia magistra vitae

Da amante e studioso della Storia, non mi era mai riuscito di capire quei grafici che, in occasione delle più celebri pestilenze dell'umanità (Atene 430 a.C., Firenze 1348, Milano 1630), mostravano un vertiginoso aumento delle scomposizioni familiari una volta superato l'evento.
Ma come? Scampato il pericolo, invece di fortificarsi nell'unione dopo giorni di convivenza forzata, 24 ore su 24 a stretto contatto, minuto dopo minuto nella stessa casa-rifugio, ci si diceva addio e ognuno per la propria strada.
Disgregante anziché collante.
Non mi tornava, non me ne capacitavo.
Da un paio di settimane mi è tutto più chiaro.

Torneremo presto

Io che non sono per natura un inguaribile ottimista, per una volta mi sento di dire che torneremo presto.
Che torneremo presto a sfiorarci, ad avere contatti ravvicinati, ad annullare le distanze.
Torneremo presto ad accalcarci negli stadi e cantare "Napoli colera".
A mettere le mani al collo ai genitori della squadra avversaria di quella in cui gioca nostro figlio.
A fare risse per futili motivi in discoteca o fuori dal pub.
A bullizzare i più deboli, a spingere spalle al muro quelli più in difficoltà.
A sputare verso coloro che ci fanno schifo, che "magari t'avesse portato via il coronavirus".
Torneremo presto a sgambettarci e azzuffarci per l'ultimo modello smartphone.
A guardarci in cagnesco e spintonarci ai buffet.
A fiatarci sul collo in Posta per far capire quanta fretta abbiamo.
Torneremo presto a insultarci nel traffico chiusi nei rispettivi abitacoli, tamponarci dal nervoso e scendere di scatto per venire finalmente alle mani.
A salutarci con abbracci forzati e bacetti al retrogusto di Giuda.
A scambiarci segni di pace mentre pensiamo "Proprio questo che mi sta sul cazzo!"
Cose che davamo per scontate e ora ci mancano.
Questione di responsabile pazienza e torneremo presto.

venerdì 13 marzo 2020

Son così

Son così chiuso in casa che faccio entrare volutamente le cimici per farmi raccontare come va là fuori.
Sto a tal punto nervoso che quando mio figlio al mattino mi rivolge il suo candido "Buongiolno papi" gli rispondo "Buongiorno un cazzo".
Ho livelli di paranoia tali da rispondere al telefono in viva voce a un metro di distanza.
Mi sento talmente nostalgico che ho ripreso a scrivere "Ehi, come stai?" a gente su cui avevo messo una pietra sopra.
Ho attacchi di malinconia così grandi da guardare il tramonto con un bicchiere di whisky in mano temendo possa essere l'ultimo (il whisky, non il tramonto).
Son così preoccupato che ho già preparato sul tavolo la scacchiera per la partita decisiva con la morte.
Ma resto talmente fiducioso da aver appena comprato il biglietto per i Pearl Jam a Imola del prossimo luglio, quando cantare "I'm still alive" acquisterà tutto un altro significato.

Ognuno sta(rnutisce)

Ognuno sta solo nel cuor della casa
trafitto da un colpo di tosse:
ed è subito quarantena.

mercoledì 11 marzo 2020

Quando la realtà

Come l’11 settembre.
Sembra di assistere a qualcosa oltre l’immaginazione.
Quando la realtà supera la cinematografia.
Scenari apocalittici che nemmeno in uno zombie-movie di Romero e prospettive a tal punto inquietanti che Cronenberg prenderebbe appunti.
E io che da dietro la finestra fisso la strada in attesa che Godzilla esca dalle viscere della terra mentre attendo l'annuncio radiofonico dello sbarco degli alieni nel parcheggione dell’Orio Center.
E invece vedo solo assembramenti di persone che se ne vanno in giro e avverto le loro risate irresponsabili e incoscienti.
E allora invoco Godzilla e non vedo l’ora arrivino gli omini verdi.

L'amore ai tempi del coronavirus

"Nene, e se ci sposassimo prima che tutto sia finito?"
"Finito l'amore o finito il mondo?"
"Non è forse la stessa cosa?"
"Risposta non so se romantica o idiota... E poi sai che in questo momento è vietata ogni cerimonia pubblica"
"..."
"Lo sapevi! Lo sapevi e me lo hai chiesto lo stesso! E io che per un istante..."
"..."
"Stronzo!"
"Puoi ripetere?"
"Stronzo!"
"Ah, ok. Per un attimo avevo temuto che il virus avesse modificato le mie abitudini, il mio modo d'essere, la mia natura"
"Stronzo all'ennesima potenza allora"
"Grazie. Il coronavirus non ci cambierà!"

martedì 3 marzo 2020

Punk's not dead

Al decimo giorno di emergenza sanitaria mi son chiesto cosa avesse capito Fede dell'eccezionalità del momento.
Niente asilo, tizi in giro con la mascherina, familiari in casa che si parlano a due metri di distanza (la novità è che si parlano).
Pretenzioso aspettarsi una risposta a "Cos'è il coronavirus?".
Gli ho chiesto allora di disegnarlo.
Praticamente un punk strafatto con le pupille dilatate e le braccia conserte dietro la schiena a osservare perplesso l'isteria collettiva.