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domenica 26 aprile 2020

Post presuntuoso e antipatichello

Tu dici: sono costretti a casa dalla situazione, non subiscono l’assillo del lavoro, godono di tempi più allentati, quindi leggono di più, approfondiscono le notizie, le verificano e le comparano (ammesso che si informino e non vivano di sentito dire e Barbare D’Urso).
E invece no: adocchiano solo i titoli, quelli più ad effetto naturalmente, quelli che di solito sparano un “INCREDIBILE...”, “COMPLOTTO...”, “VERGOGNA...”.
Oppure vanno un po’ più in là del titolo e guardano anche la foto.
O se vanno oltre la foto leggono ma non si pongono domande sull’affidabilità di quanto letto.
Tutto ciò ammesso che capiscano.
Perché il grande problema del lettore medio italiano, statistiche ufficiali alla mano, è l’inadeguatezza a leggere e comprendere testi anche di media difficoltà.
In primis ci si mette la pigrizia, perché approcciarsi e interrogare un testo costa fatica, impegno, concentrazione.
Sforzo non necessariamente avvertito se allenato prima, come sa bene chiunque pratichi sport (non guardate me).
E siccome non tutti nascono Maradona, chi dovrebbe allenare alla lettura e a un approccio consapevole ai testi?
La scuola.
Ma la scuola evidentemente ha toppato.
Non ha educato negli scorsi decenni allo sviluppo di un pensiero consapevole tramite una relazione critica con le fonti.
E ci si relaziona criticamente con le fonti se anzitutto le si capisce.
E le si capisce se le si legge correttamente.
E le si legge correttamente se si conosce la grammatica.
E a giudicare dalla grammatica di tantissimi post, ma davvero tanti, stiamo messi proprio male.
E il perché la scuola abbia mancato in tal senso meriterebbe un altro post.
Ma la mia capacità di concentrazione finisce qui.
Non prima di aver ricordato che, finita l’emergenza, oltre che di sanità bisognerà parlare di istruzione.
Perché un’economia che galoppa in un Paese di moribondi e ignoranti serve davvero a poco, serve a pochi.
Incredibile, complotto, vergogna!

Ottimismo

Il Governo proroga la chiusura del Paese fino al 3 maggio.
Riaprono però le librerie.
Il che, statistiche alla mano, non fregherà niente alla stragrande maggioranza degli italiani (ultimi in Europa per numero e frequenza di letture; ci batte anche Andorra con la sua unica cartolibreria gestita dalla señora Marisol sul cucuzzolo dei Pirenei).
Tutt'al più un moto di disappunto: "E i peli superflui? Come ce li leviamo? Con le pagine dei 'Malavoglia'? E la ricrescita? Con l'inchiostro dei 'Promessi Sposi'?".
Così, solo per essere ottimisti sul futuro.

Barbaro d'uso

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha deluso.
La Cina ha prima eluso e poi deluso.
Boris Johnson ha deluso e ora vive trasfuso.
Trump fuso, Putin astruso.
Il Papa confuso per quanto alle preghiere aduso.
Olanda vaffancuso.
L'Unione Europea ha deluso.
Il Governo ha deluso.
L'opposizione ha deluso.
Renzi, che è un po' governo e un po' opposizione, ha deluso.
Le Regioni hanno deluso.
Le Province, se ci fossero ancora, avrebbero deluso.
(Ah già, abbiamo votato per abolirle ma ci sono ancora. Quindi hanno deluso).
Il sindaco di ogni paese si è profuso.
Gli industriali hanno deluso (l'importante è non avere chiuso).
Complottisti, antivaccinisti e aperitivisti epidemici vedi alla voce 'ottuso'.
Un runner in piena quarantena è un intruso.
La quarta stagione della Casa di Carta ha deluso.
L'Atalanta ha illuso prima che venisse tutto chiuso.
Il Milan non ha deluso (sorry, il 'non' è un refuso).
Di erbe un infuso (qualcuno direbbe un abuso) con l'ultimo dei Pearl Jam in sottofondo soffuso.
Mascherine e guanti monouso.
Medici, infermieri, Protezione Civile, volontari gli unici a brutto muso.
Solo il virus ha mantenuto le aspettative, anzi le ha superate.
La prossima epidemia non mi troverà impreparato.

Il finale non in rima ha deluso.

lunedì 13 aprile 2020

E ora dove andiamo?

Ogni mattina, appena svegli, diciamo a Fede senza alzarci dal lettone: "Pronto per un nuovo viaggio?".
E cominciamo a raccontargli dei posti che mamma e papà hanno già visto e che lui un giorno vedrà.
Un po' per aiutarlo a vincere la noia delle mura di casa, un po' per ricordargli che là fuori c'è un mondo di luoghi da visitare e meraviglie da scoprire.
Ieri, guidava la mamma, siamo stati all'Ikea nel reparto scovolini per il bagno.
Oggi, tocca al papà, salto in un capannone dismesso dove da poco hanno inaugurato uno spaccio di birre artigianali.
Domani non escludiamo una capatina in discarica a portare fogliame secco e olio della friggitrice.
Tutto a parole, complice la fantasia.

Cosa chiesi?

Chiese aperte
Porti chiusi
Case chiuse
Party aperti
Quéso abierto
Casso c’entra?
Cose a parte
Porta a cosa?
Chiedi scusa
Per te chiesi
Scuse porte
Porse accuse:
Accise perse
Per te uccisi!
C’è sì speme
Per me chiosa
Eterno riposa
Gioco insulso
Barbara D’Urso.

Figuriamoci il resto

Mi mancano i giri in macchina di due ore e passa per trovare parcheggio all'Orio Center, per poi trovarlo, scendere, guardare l'orologio e dire "Ok, è ora di tornare a casa".
Mi mancano i falò con le signorine intorno che a tarda notte danno un po' di calore in più sulla Francesca o sulla Bergamo-Dalmine.
Mi mancano i buttafuori all'ingresso dei locali esclusivi, i loro sguardi scrutatori, la loro disapprovazione all'ingresso, la loro manona sul petto a comunicare "Tu non entri".
Mi mancano le stazioni e quella di Bergamo in particolare con la loro umanità varia ed eventuale, in mezzo alla quale stringi le chiappe e acceleri il passo.
Mi manca Bergamo blindata quando gioca l'Atalanta con tanto di agenti schierati, sirene spiegate e tifosi scortati.
Mi mancano le code interminabili al semaforo di Verdello.
Mi mancano le code in generale: all'anagrafe, in Posta, all'Inps, alla casetta dell'acqua.
Mi mancano i bar di paese con i loro ubriachi molesti e inopportuni.
Mi manca il mercato del mercoledì perché come si spettegola davanti a quello del pesce neanche dal parrucchiere.
Mi manca il parrucchiere perché non sono un amante del pesce.
Mi mancano troppe diottrie per riconoscere la gente quando saluta con la mascherina dal balcone.
Mi manca troppo per arrivare alla pensione, se ci arrivo.
Mi manca un casino quella persona ma non lo voglio ammettere.
Mi manca un tassello ma non lo riesco a trovare.
Mi manca tutto questo, figuriamoci il resto.

venerdì 10 aprile 2020

Mano a mano

Da Roma è giunto il via libera alle passeggiate all'aperto genitori-figli.
È dal 1984 che non vado in giro mano nella mano con il mio papà.
Di mezzo ci sono stati il suo tornare a casa stanco e nervoso dal lavoro, la mia adolescenza, la nostra burberitudine, il suo vedermi ormai grande, il mio sentirmi già grande, il suo scoprirmi non ancora grande ma maledetto orgoglio a non voler fare il primo passo, il mio scoprirmi non ancora grande ma maledetto orgoglio a non voler fare il primo passo.
Ora arriva questo provvedimento a colmare una distanza lunga decenni.
Grazie Corona, grazie Roma.

Rispar(mia)mi

Tòrture

Una tortora cova le uova nel vaso dei gerani.
Probabilmente nello stesso posto in cui una sua antenata lo faceva decenni fa.
Solo che al posto di mattoni, ferro e cemento c'era un accogliente ramo frondoso di gelso o di robinia.
Un'altra tortora - si intravede in alto sulla destra mentre spicca il volo - sta andando a raccattare dalla strada bastoncini del gelato o cannucce di plastica per il nido-letto dei nascituri.
Il suo antenato allestiva con rametti, foglie e fili d'erba.
La natura insomma, in questa fase di rintanamento forzato dell'essere umano, si riappropria di spazi e tempi antichi milioni di secoli.
E questo fa naturalmente - mai avverbio fu più appropriato - pensare.
Io ad esempio penso a perché diavolo non ho preso quella serpentina elettrica antivolatili in offerta da Leroy Merlin lo scorso mese.

mercoledì 1 aprile 2020

Papi h24

A parte video-lezioni, preparazione delle medesime e correzioni, il resto di questo tempo quarantenato lo passo a giocare con mio figlio.
La presenza di papà h24 è un'occasione da sfruttare e così fa.
Lui invoca e io soddisfo volentieri la richiesta, almeno all'inizio.
Ora dopo ora diventa uno sfinimento psico-fisico inversamente proporzionale alla sua euforia.
Alle 10 di sera reclama "Ancoraaa" mentre io supplico "Bastaaa".
Quando sogno, lui entra nei miei sogni e mi chiede di giocare.
Passata l'epidemia, credo sarò talmente a credito da non giocare più con lui fino ai diciotto.
Quando, un giorno, mi rinfaccerà di aver cominciato a giocare con droga e alcol in mia assenza.
Allora riprenderemo a giocare insieme.

Circolo ciccioso

Più uno non esce, più mangia a ogni ora in ogni angolo della casa.
Più uno mangia, più ingrassa.
Più uno ingrassa, più vorrebbe uscire per una corsetta o quantomeno una passeggiata.
Più uno esce, più si prende dell’untore.
Più uno si prende dell’untore, più si rintana in casa.
Più uno si rintana in casa, più mangia.
E via da capo.
Più che untori moriremo unti.