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venerdì 13 novembre 2020

Che bel fiore

 

"Che bel fiore, Fede! Per chi è? Per la mamma?"
"No"
"E per chi è?"
"Per la Lilly"
"Per il cagnolino della nonna? Che bel pensiero!"
"Per quando muore"
"Scusa?"
"Per quando muore. Mi pare evidente che la Lilly stia morendo"
"Sì, cioè no... È anziana, è vero... Non ci vede praticamente più... Ma..."
"Prima o poi dovrai accettarlo"
"Sì, certo... Anche se non è il mio cane... Cioè..."
"Papà, non rifiutare il dolore"
"Uau... Ok, quando sarà..."
"Tipico di voi adulti occidentali ignorare l'ineluttabilità della morte per procrastinare l'appuntamento con essa"
"..."
"Papà?"
"S-s-sììì?"
"Vuoi che ti dedichi un disegno?"
"No"

Che fare?

La scorsa primavera il lockdown mi colse alla sprovvista.

Stavolta no.

In queste poche ore che rimangono ho intenzione di fare tutto quello che non potrò più fare per un po' di tempo.

Andare a messa.

Accompagnare Irene all'Ikea.

Comprare una birra belga da 66 al market del paese e sorseggiarla a canna sulla panchina dei giardinetti sottolineando ogni goccio con un "aaaahhh" prolungato di soddisfazione.

Però c'è poco tempo e temo di non riuscire a fare tutto.

Dovrò scegliere.


Per quanto ancora

“Papi”

“Sì?”

“Andrà avanti ancora tanto?”

“Non lo so, Fede, non lo so. Diciamo che il virus Coronello - te lo ricordi? - si sta rivelando un avversario duro da battere”

“Mi riferivo alla mamma”

Da un’ora la mamma tontognava dalla stanza in fondo al corridoio di quanto fossimo incoscienti a giocare a rugby in casa in un periodo del genere, di come non fosse il caso di farsi male inutilmente e andare al Pronto Soccorso in piena seconda ondata, di quanto il papà potesse evitare di placcare il figlio girato di spalle o di falciarlo di netto pur di non fargli fare meta.

“Temo finirà prima il Coronello”

“Abbracciamoci”

“Vieni qua. Andrà tutto bene”.