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sabato 31 ottobre 2015

Fisime

Se il naso è una fisima lontana nel tempo come l'adolescenza, le dentatura è abbastanza recente.
Mesi fa, mentre rispondevo a Irene davanti allo specchio, ho realizzato all'improvviso che la linea inferiore dei denti è screziata mentre quella superiore è interrotta nel mezzo da una bella fessura che neanche le porte scorrevoli dell'Ikea.
Da quel giorno sono meno sicuro di me nelle conversazioni ravvicinate e tendo perciò a parlare a bocca semichiusa per nascondere le imperfezioni della cavità orale.
Da quando però mi sono accorto che il confronto ne risentiva (l'interlocutore di turno, che poco o nulla capiva dei miei mugugni, mi mollava a metà chiacchierata accampando scuse), son ricorso a un trucco vecchio come il mondo ma sempre efficace: un esercizio di pura immaginazione grazie al quale mi convinco di avere una dentatura perfetta, con tanto di smeraldo sberluciccante stile popstar esibizionista incastonato nell'incisivo destro in alto.
Giusto per infondersi un po' di coraggio in situazioni vissute altrimenti con disagio.
L'autoipnosi ha raggiunto livelli tali da indurmi a credere che anche gli altri comincino a guardarmi diversamente. Proprio ieri m'è parso di sentire commenti sottovoce del tipo "Certo che è proprio verde brillante" e "È così grande che copre quasi tutto il dente".
Più tardi a casa, al momento della toilette serale, la delusione: nessuna pietra preziosa ma una vistosa foglia di prezzemolo fossilizzata chissà da quante ore.

martedì 27 ottobre 2015

Brutti pensieri

Ieri in piscina ho assistito a una scena forte che ha attirato l'attenzione di molti: una donna sulla quarantina ha alzato la voce nei confronti del compagno che si rifiutava di uscire dalla vasca nonostante le insistenze di lei.
"Sarà dieci minuti che ti chiamo! Ti ricordi o no che abbiamo un impegno? E tu lì: fermo, inebetito, neanche una parola" e vai di cazziatone a non finire.
Le donne intorno a far cenno di no con la testa, noi maschietti a solidarizzare muti in ragione di quella volta che ci eravamo trovati nella stessa imbarazzante situazione.
A me era capitato una quindicina d'anni fa: mare della Romagna, bagnino che invita i bagnanti a riva perché sta arrivando il traghetto e un'improvvisa erezione che mi blocca in acqua a pochi passi dal bagnasciuga.
Non che avessi visto o fantasticato chissà cosa; il corpo si era messo in moto da sé (forse un sussulto di adolescenza, boh) e aveva prodotto un evidente rigonfiamento del costume impossibile a nascondersi fuori dal pelo dell'acqua.
Da cui la mia decisione di disobbedire agli appelli e restarmene a mollo per tutto il tempo necessario a evitare il pubblico ludibrio.
Ma più insabbiavo i piedi nel fondale, più il bagnino urlava e più la gente si girava. Il tutto con il traghetto carico di turisti in avvicinamento.
La cosa, anziché provocare l'afflosciamento dei boxer, mi induceva in uno stato di agitazione-eccitazione che finiva coll'alimentare l'effetto pesce palla del mio bacino.
Si trattava di una situazione indipendente dalla mia volontà che solo un atto estremo di concentrazione avrebbe potuto risolvere.
Scartata l'ipotesi dell'autoerotismo lenitivo (efficace sì ma passibile di penale), ho cominciato a pensare a cose brutte che facessero da vasocostrittori.
Son passati un po' di anni ma ricordo in ordine sparso di aver immaginato: la più racchia del paese, l'uscita a vanvera di Zenga a Italia '90, una camera ardente con tutti in lacrime intorno al morto, le interiora di un gatto sulla carreggiata, un esame di merda all'università, Gasparri nominato ministro e altre sciagure del genere.
Funzionò; non rammento con quale pensiero specifico, ma funzionò.
Allora ieri mi sono permesso di passare a bordo piscina e suggerire al malcapitato di concentrarsi su qualcosa di brutto che il resto si sarebbe risolto da sé.
Ha socchiuso gli occhi per qualche secondo, si è mosso verso la scaletta e l'ha salita con passo sicuro. Troppo sicuro...
Mentre le donne intorno hanno cominciato a far cenno di sì con la testa, io mi son messo ho a urlargli: "Più brutto! Ancora più brutto!".

giovedì 22 ottobre 2015

Repetita iuvant?

L'altro giorno in biblioteca ho notato che il mio avviso delle ripetizioni, appeso appena un mese fa, stava riscuotendo un enorme successo.
Nel senso che le striscioline col mio numero di telefono erano praticamente tutte strappate.
Poi però mi son ricordato che da un mese a questa parte non mi ha contattato nessuno, ma proprio nessuno.
Ho fatto due più due: a far sparire le linguette di carta erano stati quelli che nel frattempo avevano appiccicato allo stesso muro i PROPRI avvisi delle ripetizioni.
Un caso emblematico di concorrenza sleale e di circonvenzione d'utente.
Allora mi son fatto giustizia da me: tornato in biblioteca, ho asportato a mia volta le striscioline rivali.
Una volta a casa il dubbio ha preso il sopravvento: forse ė gente che ha bisogno, forse non c'entra niente con il boicottaggio che ho subito, forse non ho subito nessun boicottaggio e mi sono inventato tutto.
Allora ho cominciato a chiamare i numeri strappati e, in preda ai sensi di colpa, a concordare delle ripetizioni sullo scibile umano: matematica, scienze, italiano, inglese, ornato, perfino religione.
Mio figlio non è ancora nato e già lo attende un sacco di ripetizioni.

sabato 17 ottobre 2015

Arriva il mio!

Grazie a Dio Irene dorme come un ghiro affetto da narcolessia.
Sono i momenti in cui non mi cazzia (cioè, non ci giurerei non lo faccia nei sogni).
Soprattutto adesso che è incinta e l'ormone facile le svalvola l'umore.
Chiaro, io ci metto del mio per meritarmi i gavettoni d'insulti.
Tuttavia credo esageri.
Ad esempio non ritengo di avere responsabilità nel fatto che l'adorato basilico la nausei o che i lacci delle scarpe diventino ogni giorno più irraggiungibili.
Eppure la colpa è puntualmente mia.
Come se facessi comunella con le piante aromatiche o mi divertissi a gonfiarle il grembo di nascosto.
"È normale. Stai tranquillo. Dopo le passerà...".
Normale un cazzo.
Questa ci prende gusto e anche dopo mi metterà il rimbrotto di default.
Allora in queste notti, fresco di reprimenda e certo di non interrompere il sonno profondo, le tamburello sul pancione in alfabeto morse: RINFORZI. PRESTO. ATTENDO RINFORZI!

sabato 10 ottobre 2015

Beghe con braghe

Da un po' di tempo rimando di minuto in minuto il momento mattutino del risveglio.
Non è letargia o pigrizia, è paura dell'appuntamento con le braghe.
Una goffaggine iniziale, di cui io per primo ridevo, è diventata nel tempo un'ossessione ansiogena.
Sbrigate toilette e colazione, torno in camera e m'appropinquo finto sereno alla sedia su cui sono piegati i pantaloni. Li ho preparati amorevolmente la sera quasi a rendermeli amici. Invano.
Da qualche mese mi viene infatti difficile centrare a colpo sicuro il buco corrispondente alla gamba che vorrei tanto infilare.
Afferro i calzoni, allargo ben bene l'apertura, mi concentro, prendo la mira e... manco, barcollo, scivolo, m'appoggio, oscillo, deflagro.
Le chiappe al vento e Irene che sotto le lenzuola se la ghigna di gusto.
A questo punto della mia precaria esistenza ho davanti le seguenti alternative:
frequentare un corso accelerato al Circo Togni sul tema: "Equilibristi nella vita di tutti i giorni. Perché la quotidianità è un funambolismo senza rete";
presentarmi al lavoro in pigiama (sperando che le pantofole col faccione di Animal dei Muppets non distraggano troppo gli studenti);
andare a nanna con i jeans addosso (con tanto di risvoltino, ben inteso);
tatuarmi le gambe per intero in simil flanella col rischio che brinino d'inverno e grondino d'estate;
infilarmi al mattino qualcosa che mi crei meno impedimento tipo kilt scozzese (ma non risolverei il problema delle chiappe al vento).

martedì 6 ottobre 2015

Ritrovamenti

A ogni fine estate, quando i primi ragazzi rientrano a scuola per il recupero dei debiti, mi rendo conto che quella che per noi - noi 'matusa' intendo - è una semplice stagione di afa e sudore, per loro è molto di più: un accaldato tourbillion di incontri, esperienze e crescita.
Me ne rendo conto perché a volte stento a riconoscerli rispetto a quando li avevo congedati un paio di mesi prima al momento della consegna delle pagelle.
Oltre che un cambiamento fisico, repentino e imprevedibile come sa essere a quell’età, si tratta di un mutamento della personalità che li fa più vissuti e, in un certo senso, 'adulti'.
Allora è sempre un'emozione, dopo mezzora di domande e chiacchiere, scoprire di aver scambiato completamente persona.
Io li ritrovo più grandi, loro più rincoglionito.