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giovedì 29 settembre 2016

Geni paterni

Federico ha cominciato a giocare col pimpinello.
Nel breve lasso di tempo del cambio-pannolino plana con la mano sinistra sul batacchio e se lo smanaccia in modo insistito e divertito.
Irene avverte materno imbarazzo e mi supplica di fare qualcosa.
Ciò contravverrebbe una promessa fatta a me stesso il giorno della paternità: non impedire a mio figlio qualcosa che anch'io faccio.

sabato 24 settembre 2016

Sangue e merda

Ho sempre avuto terrore del dentista e della sua strumentazione da aguzzino (a volte sogno un succhia-saliva gigante che scende all'improvviso dal cielo e mi aspira nonsodove).
Ogni seduta una battaglia con l'ansia perché non diventi panico vero e proprio.
Non sono mancati in passato svenimenti, conati e brevi pianti isterici.
Allora, quando l'ultima volta mi è stata proposta una nuova tipologia di intervento non invasiva al laser, ho detto sì subito senza neanche lasciar finire la frase.
Al posto di aghi, pinze e trapano un micro-raggio la cui delicatezza non abbisognava addirittura di anestesia.
Non l'avessi mai fatto.
Per quanto avvertito, a un certo punto vedo salire virgole di fumo dalla bocca accompagnate dal tipico odore acre di peli di pelle di pollo abbrustolito.
Nella testa un rapido sovrapporsi di immagini: carne rossa pulsante viva ustionata, torturatori che fanno parlare le spie con tizzoni ardenti, cowboy che marchiamo il bestiame, spiedini ad annerirsi sul barbecue, monaci buddisti che si danno fuoco, marshmallow carbonizzati.
Quanto basta perché i miei neurotrasmettitori inviino l'ordine allo sfintere di areare.
Appena snaso la cosa e prima che se ne accorga il dentista, faccio segno col pollice che va tutto bene e può pure aumentare il calore del laser.
Nella mia logica l'odore della gengiva ancor più bruciata dovrebbe coprire l'odore dell'ano rilassato.
Calcolo sbagliato, circolo vizioso, clamoroso autogol: l'aumento dell'uno provoca proporzionalmente l'aumento dell'altro.
Come in un romanzo pulp o in un film di Tarantino: sangue e merda, sangue e merda, sangue e merda.

sabato 17 settembre 2016

Ho sbagliato mestiere

Nei giorni precedenti il parto uno dei pensieri più ricorrenti era quello delle buffonerie che avrei messo in atto pur di far ridere Federico.
Su una in particolare la mia mente zuzzurellona si soffermava di continuo: la famigliola assembrata nella toeletta, lui reduce dal bagnetto in braccio alla mamma, io col phone spento/acceso/spento/acceso sulla sua faccia allo scopo di stupirlo e divertirlo, lui che a ogni getto d'aria si stupisce e diverte sempre più, io che andrei avanti all'infinito mentre Irene mi invita a piantarla.
Dalla fantasticheria si è poi passati alla realtà: la famigliola assembrata nella
toeletta, lui reduce dal bagnetto in braccio alla mamma, io col phone spento/acceso/spento/acceso sulla sua faccia, lui che a ogni getto d'aria s'infastidisce e piange sempre più, io che vado avanti all'infinito nonostante Irene mi inviti a piantarla.
È forse il momento di constatare che non sono un buon padre.
In compenso sarei un bravissimo parrucchiatore (torturatore specializzatosi con gli attrezzi da parrucchiere).

lunedì 12 settembre 2016

Attrazione fetale

Mio figlio ha sette mesi e manifesta un debole per le maniglie.
Ne è fisicamente calamitato: non riesce a non fissarle, toccarle, cicciarle se la distanza lo consente.
Non ha una predilezione particolare di forma o colore.
Finestre, porte, ante, comodini: basta che la superficie sia tondeggiante e lucida perché scatti la morbosa attrazione.
Ipotesi:
- è incuriosito dalla propria immagine riflessa e deformata (seguono quesiti: dato che guarda allo stesso modo me e Irene, com'è che ci vede? Che idea s'è fatto di noi? Mutanti dalle mammelle abnormi e dal naso pronunciato?);
- si interroga su ciò che mamma e papà citano di continuo: "Ora giro quella maniglia e me ne vado!" - "Ah, sììì? Sai dove te la puoi mettere quella maniglia?";
- da grande vuole occuparsi di serramenti;
- da grande vuole occuparsi di scassinare serramenti;
- è l'oggetto magico grazie cui raggiungere mondi fantastici al di là dell'uscio, dentro l'armadio o in fondo ai cassetti;
- è l'oggetto reale grazie cui sfuggire da mamma e papà;
- associa inconsciamente alla maniglia l'omonima posizione con cui mamma e papà l'hanno concepito (non chiedetemi quale fosse e come l'avessimo raggiunta).

sabato 10 settembre 2016

La prima parola (quasi quasi)

Mio figlio non parla ancora.
Tuttavia da un paio di giorni si sta sforzando di pronunciare "adlala".
Non i canonici "mamma" o "papà".
Bensì un desueto e tambureggiante "adlala", "adlala", "adlala".
Penso voglia dire "Adrara San Martino".
Ignoro il motivo per cui cerchi a fonemi di evocare il nome della ridente località bergamasca che con i suoi 1.908 abitanti si estende su una superficie pari a 12, 61 kmq.
Non ci sono neanche mai stato.
Ciò non toglie che mi renderebbe davvero orgoglioso.

sabato 3 settembre 2016

Sapidità

Oggi ho dato la pappa a Federico per la prima volta.
Mai preparata prima, mai imboccata prima.
Oggi m'è toccato perché Irene aveva un impegno fuori-casa proprio all'ora della pappa.
Allora mi sono messo ai fornelli, ho rigorosamente seguito le istruzioni lasciatemi da Irene in stampato maiuscolo con le parole-chiave sottolineate e ho preparato la sbobba.
Sbobba sì, perché, una volta assaggiata, non era possibile definirla diversamente: una brodaglia melmosa e insapore che solo una sbadilata di sale avrebbe reso appena appena appetibile.
E così ho fatto, e così Fede ha pappato.
Raccontata con un po' di vanto l'intuizione ad Irene, sono stato investito da una bordata d'insulti.
"Il sale? Come il sale!?! A un neonato non va ASSOLUTAMENTE dato il sale! Solo un INCOSCIENTE darebbe il sale a una creatura di sette mesi!".
Mi sono sentito una merdaccia fino a quando ho incrociato lo sguardo di Federico: soddisfatto e pieno di riconoscenza.
La sua strizzatina d'occhio è valsa la strigliata di Irene.