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martedì 30 agosto 2016

Tranceloco

Trasloco.
In questi giorni di svuotamento armadi e riempimento scatoloni ho riflettuto sull'etimologia della parola.
Scartata la troppo banale "porre in un altro luogo" (dal latino "trans-locare"), suggerirei un'interpretazione alternativa.
"Trans" sarebbe l'italianizzazione di "trance": stato catatonico in cui si cade a fronte di cumuli di oggetti che si cumulano (mai visti prima e materializzatisi per comune e bastardo accordo), ordini e contrordini della coinquilina, cosecui tenevi e che credevi perse e che ritrovi per magia tra le intercapedini del mobilio.
Tutto ciò, in sincrono, provoca stupore, meraviglia, rincoglionimento, trance appunto.
"Locare" deriverebbe invece dallo spagnolo "loco" = "matto", quindi "ammattire, diventare pazzo" (per le stesse ragioni di cui sopra).
Quindi "trans-locare" = "passare dallo stato di trance a quello di follia".
Insomma, non starò mai più quello di prima.

venerdì 26 agosto 2016

Leggende da sfiatare

Leggenda vuole che il primo impatto di un bambino con l'acqua, per prendere confidenza con l'elemento, debba essere diretto, forte, drastico.
Perché tanto la natura è dalla nostra parte: io ti scaglio in piscina e tu torni a galla da solo.
All'inizio piangerai un po', ma poi ricorderai i nove mesi trascorsi a mollo in placenta e tutto ti sembrerà naturale.
Ecco, non è vero.
Da allora Federico comincia a tremare non solo di fronte a mare o piscina ma appena apro l'acqua del rubinetto, faccio scorrere la doccia, schiaccio lo sciacquone.
Altra leggenda vuole che, per vincere la paura dell'acqua, serva un rimedio diretto, forte, drastico: io ti ri-scaglio in piscina e tu ti accorgi davvero che torni a galla da solo.
Ecco, non è vero neppure questo.

sabato 20 agosto 2016

L'amo che verrà

Presente la scena del maschio che porta a spasso il cane nel parco e becca di brutto perché tutte le femmine che fanno altrettanto gli si avvicinano incuriosite (Che carino! Quanto tempo ha? Come si chiama? E il suo padrone?)?
Bene, moltiplicate per cento le probabilità di sorrisi, scambi di parola e appuntamenti all'indomani se a essere portato in giro è un bimbo piccolo (Che carino! Quanto tempo ha? Come si chiama? E il suo papà?).
In questi giorni di vacanza ogni occasione è buona per "Porto Federico a fare un giro", "Esco con Fede così ti rilassi un po'", "Non ne ho molta voglia ma credo che il piccolo desideri andare al parco", "Considerata la temperatura, credo sia scelta virtuosa quella di portare la creatura all'ombra dei platani e dei rododendri".
Promemoria per l'anno prossimo: non ritornare in Liguria dove la media età è di 84 anni.

venerdì 12 agosto 2016

Ancora un po'

Non avrei mai creduto di divertirmi così tanto al mare in versione genitore da spiaggia.
Federico che sorride perché coi piedini fa cic ciac nell'acquetta.
Le giovani mamme sulla battigia che sorridono perché vedono un papà giocare col proprio figlio.
Io che sorrido perché mi accorgo dei loro sorrisi.
Irene che mi tiene d'occhio da sotto l'ombrellone e che sorride perché pensa mi stia divertendo a farmi ustionare dal sole riflesso dal mare e a prendere le onde sulla schiena al posto di Federico.
Tutti sorridono e sembrano felici.
Non voglio più uscire.

mercoledì 10 agosto 2016

Che non si fidi di me?

È proprio vero che non smetti mai di conoscere tuo figlio.
L'altro giorno siamo andati tutt'insieme (Federico compreso) a fare la spesa al centro commerciale.
Prima di dividerci per gli acquisti concordati (uno io, 74 Irene - che non si fidi di me?), abbiamo lasciato il piccolo nella nursery appositamente allestita per i figli degli "spesanti".
Un luogo dove un personale giovane e addestrato intrattiene la prole altrui mentre i genitori sono impegnati nelle compere.
L'accordo era che all'ora convenuta ci saremmo ritrovati davanti alla suddetta nursery per prelevare il frugoletto e tornarcene a casa.
Fatto sta che, a giro terminato, precedo Irene di non pochi minuti (d'altronde a me spettava solo un acquisto - che non si fidi di me?) e mi metto a fissare il piccolo nel marasma di quel recinto popolato da cento altri bambini tutti uguali tra loro, reti-cargo anti-fuga, giochi a non finire, schiamazzi da Curva Nord, palline colorate dappertutto come polistirolo negli scatoloni dei traslochi. Una specie di girone dantesco smorza-desiderio-figli per i giovani adulti sottopagati costretti a rincorrerli.
A un certo punto sopraggiunge Irene da dietro con Federico in braccio e uno sguardo che esprimeva una serie di giudizi nei miei confronti oscillanti dall'idiota all'idiota (che non si fidi di me?).
È allora che mi sono chiesto: "Ma chi cazzo ho fissato per mezzora?".

mercoledì 3 agosto 2016

Degli stronzi

Anni fa, in occasione di una specie di gioco-test psicologico, mi era stato chiesto: "Piangeresti se qualcuno di fronte a te...?".
Ricordo di aver improvvisato un paio di risposte tra lo scontato e lo spiritoso.
Ma mai avrei creduto di piangere di fronte a qualcuno che caga.
Capita da quando adagiamo sulla tazza le chiappette di mio figlio al primo cenno di pupù in arrivo.
Lui si sforza, diventa amaranto, lotta per espellere qualcosa più grande di sé e io, che lo tengo per le braccia, mi commuovo e comincio a tirare su con il naso.
Vorrei aiutarlo ma non posso.
Scena patetico-sentimentale anche carina se finisse lì.
Invece non mi trattengo più neanche in giro: mi immalinconisco se sul parabrezza trovo bagole di piccione, mi struggo se vedo un cane evacuare per strada, mi trattengo a stento se qualcuno mi confida di essere andato di corpo dopo tre giorni di sedute a vuoto.
Conseguenze insospettate della paternità: io, noto per essere un po' stronzo, ora m'intenerisco per degli stronzi.

lunedì 1 agosto 2016

Incompreso

Irene mi rimprovera perché gioco con mio figlio solo quando rincaso ebbro d'aperitivo.
Ma quale compagna si lamenterebbe di un padre che gioca col proprio figlio tutti i giorni?