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sabato 22 dicembre 2018

Altrolisti Anonimi

Mi chiamo Davide e ho un problema con l'altro.
Non lo reggo ma ne ho bisogno.
Una volta lo reggevo di più, una volta. Altra testa, altra tempra.
Oggi, dopo una serata altrolica, ne pago le conseguenze per giorni e giorni.
Eppure non riesco a farne a meno.
Ho bisogno dell'altro per dimenticare che ho bisogno dell'altro.
Un circolo vizioso.
Anche in casa, di nascosto, apro i social e ricorro all'altro. Come adesso.
Altro richiama altro.
So che mi fa male ma ne sono dipendente: quando non c'è lo cerco; quando c'è mi ci attacco, provo lì per lì sollievo, infine lo maledico.
Forse dovrei frequentare uno di quei gruppi di altrolisti anonimi, veri non virtuali, e presentarmi così: "Mi chiamo Davide e ho un problema con l'altro".
Di fronte a me ci sarebbe l'altro.
Un circolo vizioso appunto.

lunedì 10 dicembre 2018

Trainprinting

Mio figlio:
- si fa rincorrere come un forsennato, va a sbattere, si fa acciuffare e poi fissa con un sorriso divertito;
- dopo aver fatto la cacca affonda le mani nel water per cercare non so cosa cascatogli dentro;
- lancia oggetti contundenti alle proprie spalle e poi si gira per vedere soddisfatto l'effetto che ha fatto;
- va in stand-by con sorriso estasiato e occhio da triglia se parte in sottofondo 'Perfect day' di Lou Reed;
- si risveglia nel letto imbrattato di pupu e si rivoltola le lenzuola addosso;
- nel tempo libero ama farsi portare in stazione a vedere i treni che passano;
- se gli chiedo il perché della birichinata appena compiuta mi risponde: "Tlanqui papi, un giorno diventerò esattamente come te: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, Natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai".
Uhm... Forse non dovevo fargli vedere Trainspotting quando ancora nel pancione.

martedì 20 novembre 2018

Out of Utero

Io piedi nudi mutande e t-shirt dei Nirvana datata '94, quella con la copertina di 'In Utero' sovrimpressa, che rincorro per casa Federico trascinando con una cordicella un trenino di legno e l'obbligo di fare "ciu-ciuff!" sennò si mette a piangere.
Kurt Cobain sarebbe orgoglioso di me.
Smells like Pampers spirit.

venerdì 26 ottobre 2018

Idem

Capita che ogni tanto Irene mi prenda la mano al risveglio e mi dica: "Ti ho sognato. E tu?"
"Idem"
Quindi chiude gli occhi e sorride del sorriso dell'amore.
Quello che Irene non sa è che Idem è una ragazza norvegese che avevo conosciuto ai tempi della vacanza-studio in Inghilterra (correva l'anno 1996).
Idem Lakiokiovik o qualcosa del genere (ricordo un cognome con tante 'k').
La prima storiella direi, complici gli ormoni adolescenziali e le difficoltà linguistiche (che a volte aiutano nella comunicazione efficace e immediata, tipo "Io volere baciare te").
Lei tipica norvegese (bionda, slanciata, atletica), io atipico italiano (rosso, basso, goffo).
La prima cottarella timorosa di andare oltre, complici l'educazione religiosa (la mia) e la paura delle malattie (era l'epoca della campagna a tappeto sull'AIDS).
Finita la vacanza, qualche lettera in un inglese scolastico, la promessa di rivedersi ma poi più nulla mano a mano che i mesi rendevano irrealistica la relazione.
È rimasta da allora una specie di sospensione sessuale che a volte mi porta a sognare di fare all'amore con Idem.
Quando qualcuno mi dice "Ho paura. E tu?" oppure "Ho freddo. E tu?" o ancora "Ho fame. E tu?", rispondo "Anch'io".
Ma se qualcuno mi dice "Mi manca qualcosa. Come un treno passato e non preso. Come un'occasione persa. E tu?", allora io replico: "Idem".

venerdì 5 ottobre 2018

Pop Hard

Meno tasse, anzi zero tasse!
Servizi pubblici finalmente efficienti!
Come rendere possibile le due cose contemporaneamente lo lasciamo alle seghe mentali dei saccentoni menagrami del PD (a proposito, tutta colpa loro!).
Mutui azzerati, ipoteche annullate, debiti cancellati!
Che i soldi del Monopoli abbiano valore legale!
Che lo Stato torni a stampare moneta all'infinito tanto l'inflazione è un'invenzione di Bruxelles!
Meno capitali con la 'x' che son difficili da dire!
Vuoi mettere: "Non è Riga che comanda!", "Non accettiamo ordini da Oslo!", "Che Tirana si faccia i fatti propri!".
No Euro!
Che si torni alla vecchia Lira (presente il faccione della Montessori rispetto alle anonime banconote di oggi? E poi la musicalità di poter dire "Non ho una lira"!).
Possibilità di essere pagati in gratta&vinci o voucher per sale slot!
Più bamba, più Bimby, più bombi ("Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”)!
Meno Bambi (non è tempo di sentimentalismi)!
Meno diplomazia, più polizia!
Più manganelli, meno "Siamo tutti fratelli"!
Fuori gli stranieri dall'Italia!
No, CR7 no; solo quelli poveri, ché la domenica dobbiamo vedere i goals!
E tranne un nugolo di cingalesi (accordo bilaterale con lo Sri Lanka) addetti al volantinaggio nelle cassette della posta dei soldi freschi di stampa.
Basta pubblicità nelle cassette della posta!
Basta cassette della posta (che le api ci fanno il nido)!
Più mail, meno gay!
Più decoder, meno negher!
Più social, meno Chàntal (che si torni agli italici nomi: Maria, Bortolo, Benito)!
Più Dux, meno bollette della lux!
Più Decima Mas, meno Caritas!
Ritorno alla famiglia tradizionale: violenti in casa nostra!
Castrazione chimica per i pedofili, ergastolo per i ladri, pena di morte per gli assassini!
O pena di morte per i pedofili, ergastolo per gli assassini, castrazione chimica per i ladri!
O... insomma, invertendo l'ordine, la sete di giustizia comunque si appaga!
Più processi sommari, meno pratiche nei tribunali!
Che si condanni sul web: la legge è virale per tutti!
Abolizione del Parlamento, rivalutazione dell'argomentazione ubriaca da bar!
Meno rom, più rum!
Moratoria sugli etilometri (almeno dopo serate con gli amici, matrimoni e dispiaceri da affogare)!
Divieto di postumi e preliminari!
Omelie cronometrate!
Bando ai moralismi: sesso spesso (anche adesso)!
Gattini e cagnolini patrimoni dell'Unesco, cimici no (da estinguere il prima possibile)!
File in Posta azzerate!
Prescrizioni dei medici decifrabili!
Basta traffico in tangenziale!
Stop alle promozioni telefoniche!
Cene di Natale coi parenti facoltative!
Sottilette più facili da aprire!
Più maionese nel Camogli!
Meno schiuma nelle birre!
Sì al colesterolo, no a Valsoia!

lunedì 24 settembre 2018

Vedo

Fede ogni tanto parla di notte.
"Palla", "Tattalughe" (va matto per le tartarughe), "Mietitlebbia" (ha un debole per i trattori), "No mami, basta sglidale papi" (è un acuto osservatore della realtà).
Accumula, rielabora e sogna.
Fin qui tutto prevedibile.
Ma la scorsa notte mi ha stupito:
"Carta...
Rilancio...
Full: copia donne e tlis di re".
Ma come? Da chi? Quando?
Lo scopriremo solo vedendo.

sabato 15 settembre 2018

La più carina

Abitacolo della macchina.
Esterno asilo.
Seconda settimana.
Poco fa.

"Allora Fede, adesso che siamo qui io e te: come è andata la prima settimana di asilo?"
"Yeaaahhh! E i giochi, e le maestle, e il giardino, e i colori, e le canzonci..."
"Sì, sì, bravo, tutto bello. Ma dove ti sei seduto?"
"Come detto tu, papi: vicino alla più carina"
"Lo sapevo... Io parlo e tu non ascolti. Io educo e tu ignori. Io impartisco e tu... "
"Imparti...?"
"Lascia perdere"
"Pecché?"
"Perché ti avevo detto di sederti vicino alla figlia DELLA più carina. Non vicino alla più carina, ma a quella CON la mamma più carina"
"Pecché?"
"Perché poi è più facile attaccar bottone: «Ah, quindi lei è la mamma di Chantal. So che siede vicino al mio Federico. Secondo me dovrebbero vedersi anche dopo la scuola. E noi con loro...»"
"Non capico, papi"
"Lo so, altrimenti mi reggeresti il gioco... Facciamo così: stamattina il papi eccezionalmente ti riaccompagna fino all'ingresso, ti indica due o tre mamme e poi tu cambi posto"
"Va bene tra Ahmed e la suora?"
"Un'altra parola e ti diseredo"
"Disere...?"
"Lascia perdere".

lunedì 10 settembre 2018

Istruzioni per l'istruzione

Federico ha iniziato ufficialmente l'asilo.
Tre consigli tre prima di salutarlo sull'uscio della scuola materna:
"Allora Fede, stai facendo il tuo ingresso in un microcosmo sociale che non è tanto diverso dalla giungla là fuori.
Ricordati:
- l'inferno sono gli altri;
- chi picchia per primo, picchia due volte;
- non ammettere colpe finché non tirano fuori le prove;
- Dio perdona, la suora no.
Adesso vai e divertiti".

mercoledì 5 settembre 2018

Crusca bene

Fede non si esprime ancora bene, vuoi per difficoltà di pronuncia vuoi per difficoltà ad afferrare i concetti sottesi alle parole medesime.
Ecco perché ci siamo inventati (io e lui intendo, la mamma disapprova) un dizionarietto Italiano-Fede/Fede-Italiano.
In alcuni casi sono io ad adeguarmi alla sua dizione semplificata, in altri sono io a proporgli una versione alternativa.
Si tratta per lo più di abbreviazioni, suoni onomatopeici, storpiature fonetico-grammaticali, giri di parole, neologismi, metafore tra il poetico e il patetico.
Alcuni esempi:

Biscotti = goki
Caramelle = melle
Nduja = salame spalmabile, tipico della Calabria, a base di carni suine e peperoncino (cioè, non riesce a dire ‘nduja’ ma la perifrasi che ci gira intorno sì)
Fuochi d’artificio = fochificiali
Treno = ciuciuff
Ambulanza = ninòooninoòoninooo
L’anziana vicina che chiama il marito ormai sordo = Nino! Ninoo! Ninooo! (ragione per cui Fede crede che la vicina sia un'ambulanza)
Dosso o qualsiasi altra cosa provochi un balzello sulla strada = opplàlalalai
Cacca, pignole, cimici, cucina del papi, Trump alla televisione = bleaaah!
Luna, treno in arrivo, farfalle, cucina della mami, Belén alla televisione = yeaaah!
Pioggia = lacrime degli angeli
Tuoni = scoreggine degli angeli
Neve = forfora degli angeli
(“E quanno c’è sole?” “Quando c’è il sole vuol dire che gli angeli fanno all’amore”)
Amore = il sesso degli angeli (alla faccia di chi dice non esista)
Male = bua
Bene = Bea (la figlia del sig. Nino e dell'ambulanza: una persona a cui voler bene; una volta Fede si è confuso e, presente anche Irene, mi ha chiesto: “Ti sei fatto bea?”)
Imbarazzo = tipo quella volta che Fede aveva chiesto al papi se si era fatto bea (lo so, ‘fosse’ è più corretto, ma è presto per il congiuntivo: siamo ancora nella fase Di Maio)
Web = il grande limbo dei pecché
Perché = chiedi alla mamma
Sciacquone = cascatella del bagno
Cascatella = sciacquone della natura
Gatto = miao
Cane = cagangiro
Persone che vanno a spasso col cane e con un sacchetto pieno di merda in mano = portacagangiro
Anatra = anatla
Ornitorinco = anatla venuta male
Wikipedia = minchipidia (e mi sa che c’ha ragione lui)
Nanna = andiamo a fare una passeggiata nel mondo dei sogni? (tipo: “Fede, andiamo a fare una passeggiata nel mondo dei sogni?”, e lui: “Cì, ma non puoi dile nanna e basta?”)
Morte = superpasseggiata nel mondo dei sogni (“Ma non puoi dile decesso, trapasso, dipartita?”)
Quei giorni = miraccomandodiamoragioneamamma
Reggiseno = contienitette (che poi, a dirsi, è più difficile di ‘reggiseno’ ma piace di più a me)
Ipnotico vorticare in pochi metri quadri di prosperosi seni femminili = mammellodromo (coniato da me per la prima volta in spiaggia lo scorso luglio ma che Fede ha usato in modo improprio il giorno di inserimento all’asilo quando si è ritrovato davanti le suore).

giovedì 23 agosto 2018

Sinestesia senza anestesia

Da quando ho gli occhiali da sole nuovi il coppino mi si è fatto più rosso.
What?
È presto spiegato.
Per la prima volta ho preso degli occhiali da sole fighi, quelli con le lenti semi-oscurate che fungono anche da vista.
Fuori appaiono scuri ma "dentro" l'effetto è praticamente identico a quello dei normali occhiali da miope quale io sono.
Al punto, una volta inforcati, da non distinguerli.
E qui sta la fregatura.
Da che mondo e mondo il maschio usa l'occhiale scuro per lanciare lumacate spermatozoiche alle passanti pur in presenza della compagna che tanto nessuno se ne accorge.
Ma proprio in ragione della suddetta somiglianza, ho cominciato a lanciare certi sguardi suini anche con i normali occhiali da vista senza che io me ne accorgessi ma gli altri sì.
Il che mi è costato:
- parecchie accelerazioni di passo infastidite;
- poche decelerazioni compiaciute;
- un paio di sorrisi complici;
- un "Sono forse sporca in mezzo alle tette?";
- un "Marione, fai qualcosa: quello mi fissa!";
- un "Se non la smette chiamo i Carabinieri";
- una caterva di saettanti cinquine tra capo e collo da parte di Irene (il coppino rosso appunto).

lunedì 20 agosto 2018

Pessimo esempio

Fede detesta i finocchi crudi dell'orto del nonno.
Io detesto i finocchi crudi dell'orto del nonno.
Tuttavia, quando la mamma li propina a lui ("Perché contribuiscono a una dieta multinutritiva"), li propina anche a me.
Che devo mangiarli, fingere di apprezzarli e convincere Fede a fare altrettanto ("papà-testimone" dice Irene).
Ma proprio il ruolo di papà, finalmente a me chiaro ("papà-testadicazzo"), mi ha spinto da un mesetto a dire pubblicamente a tavola: "Certo che fanno schifo!", "Purtroppo ce li dobbiamo tenere", "Dovrebbero tornare da dove sono venuti".
Da una settimana Fede ha cominciato pubblicamente a rifiutarli, a gettarli sul pavimento, a farli sparire dal frigo, a sabotarli nell'orto del nonno.
Irene ha accusato me di sdoganamento dell'odio finocchiale.
Io, dopo averle dato della "buonista benpensante radical chic hai mai ospitato dei finocchi crudi sul balcone di casa?", ho negato l'esistenza di qualsivoglia nesso tra le mie parole e i comportamenti di Federico.
Dopodiché ho guardato la creatura: "Direi che anche per i cavoletti di Bruxelles la pacchia è finita!"

martedì 14 agosto 2018

Del declino dell'Occidente

Ero appena riuscito a spiegare a Fede il perché delle onde e il flusso delle maree.
Addirittura a dare una spiegazione accettabile della linea dell'orizzonte e dell'immaginaria separazione tra cielo e mare.
Ero venuto perfino a capo dei calzini bianchi portati coi sandali in spiaggia da un signore tedesco di mezza età ("Sai Fede, c'è chi ha la pelle sensibile e così Helmut non si scotta i piedini").
Ma poi sono comparse le ciabatte pelose e Federico ha scorto negli occhi del papà l'impotenza comunicativa di chi in teoria dovrebbe sempre rassicurare e rispondere.
Ma non ce l'ho fatta: spiazzato, basito, ammutolito.
Avrei voluto abbozzare scuotendo la testa un "L'inesorabile declino dell'Occidente" ma non avrebbe afferrato.
La Brexit gliel'ho spiegata, l'elezione di Trump fatta digerire, il ritorno dei nazionalismi paventato, ma le ciabattine pelose quelle no: attengono all'ambito dell'irrazionale.
Immaginavo un giorno in cui sarei andato in crisi sui concetti di 'sesso', 'guerra', 'malattia', 'morte'.
E invece son bastati dei peli rosa fluo incollati a un paio di zoccoletti a farmi percepire i limiti di padre-garante, di padre-protettore.
Incapace di difendere la propria creatura dalle brutture del mondo.

lunedì 13 agosto 2018

Men's Health

Ti accorgi di invecchiare nel momento in cui al mare fai il cambio-costume tra mattina e pomeriggio.
Una volta me lo portavo anche a letto.
Aderenza non-stop fino a quando sul boxer sabbia e salsenide alleate componevano la scritta "Please give me another chance" (non so perché in inglese).
Che poi non me lo portavo neanche dietro il costume.
Lo compravo il giorno stesso dell'arrivo come inserto di Men's Health.
Che poi non sfogliavo nemmeno ma mollavo sulla sdraio della vicina d'ombrellone, mamma di famiglia e compita signora.
Che dal giorno dopo, complice l'etichetta-brand sul retro del boxer, faceva ballare gli occhi dalla rivista a me, dalla rivista a me.
Io declinavo gentilmente gli sguardi.
Allora non andavano di moda le milf.
A fine vacanza abbandonavo il logoro costume sulla sdraio della vicina, con quella scritta di sabbia e salsedine a illuderla di un'altra possibilità.

domenica 5 agosto 2018

Surriscaldamento marino

"Fede, adesso che non hai più paura dell'acqua, ti insegno una cosa importante del rapporto tra uomo e mare. Una cosa vecchia quanto il mondo"
"Nuotale?"
"No"
"Peccare?"
"Quello ti verrà naturale"
"La tutela dell'ecosistema malino?"
"Tutela dell'eco-che?"
"Allola cossa?"
"Mingere con nonchalance"
"?"
"Fare la pipì nel mare senza essere beccati dagli altri. È così dalla notte dei tempi, dall'epoca in cui il primo ominide la fece nella Pantalassa"
"E come ci fa?"
Seguono affettuosi minuti di educazione all'accovacciamento camuffato e simultanea indifferenza facciale.
Due orinatori in sincrono, roba da Olimpiadi dell'evacuazione.
Fino a quando ci raggiunge la mamma, la moralizzatrice per antonomasia: "Uuuh, com'è caldina l'acqua oggi!"
E noi due che ci guardiamo complici e soddisfatti.

sabato 28 luglio 2018

Simulazione

Uno degli aspetti che avevo sottovalutato dell’avere un figlio in tarda età è la fatica di stargli dietro quando vuole giocare a farsi acchiappare.
Io gli butto lì le macchinine o le costruzioni ma lui si alza e vuole giocare a essere rincorso e preso.
Scatti improvvisi, fiatone e crampi lancinanti mi spingono a imprecazioni trattenute a stento e sostituite dal sorriso ebete-forzato di chi si sta divertendo.
Pur di vederlo sorridere fingo di sorridere.
Questo fino al diciottesimo inseguimento.
Al diciottesimo inseguimento il sorriso ebete-forzato cede il passo alla cattiveria sfinita del difensore che da ultimo uomo insegue l’attaccante avversario lanciato in contropiede verso la porta.
E allora è sgambetto.
Leggero, impercettibile. Quanto basta.
Alzo anche le braccia a dire “Non l’ho nemmeno toccato” nel caso qualcuno avesse visto.
Ma non c’è nessun arbitro a sanzionare l’espulsione (la mamma è fuori; in sua presenza non si gioca ad acchiappo: “Potrebbe farsi male” dice lei - “Solita apprensiva esagerata” dico io).
E al rientro le diremo che la creatura manca ancora di coordinazione.
Che stava camminando (“Te lo giuro: macché correre, stava camminando!”) ed è inciampato.
Meno male che c’era papà a mettergli il cerottino.
I cerottini.

giovedì 26 luglio 2018

Farsa Azzurri!

Alla fine è andata così: poco prima dell'inizio di Francia-Croazia ho trovato su un canale satellitare la riproposizione della finale di U.S.A. '94 Italia-Brasile (misteri del palinsesto estivo).
La sequenza da quasi sgamo è stata:
- "Come mai il telecronista continua a dire U.S.A. '94?"
"Allora... U.S.A. è il nuovo acronimo dell'U.R.S.S. dopo il crollo del comunismo"
"Starebbe per?"
"Union... Union... Union of Socialistic... Union of Socialistic Açijğioği?"
"Açijğioği?"
"È cirillico"
"E perché metà inglese e metà cirillico?"
"Volontà di Putin, e la volontà di Putin non si discute"
"E perché '94?"
"Colpa del calendario russo... Presente la Rivoluzione del '17 che noi chiamiamo d'ottobre? Ecco, in realtà avvenne a novembre. Stessa cosa"
"E perché i continui riferimenti agli stipendi dei giocatori in lire?"
"Perché... Perché il nuovo governo pentaleghista ha mandato una direttiva per abituare gli italiani alla prossima uscita dall'euro?"
"Eppure non capisco quell'accenno al Muro di Berlino caduto da 5 anni..."
"A parte che un bravo telecronista dovrebbe evitare richiami storico-politici e farsi i cazzi propri!"
"A parte quello?"
"A parte quello..."
"Non mi convinci..."
"..."
"Non è caduto, vero?"
Nello stesso istante Roby Baggio spedisce il rigore decisivo alle stelle e con esso la mia promessa di matrimonio.
Irene inconsolabile.
L'abbraccio stretta e le sussurro: "Sarà per i prossimi Europei".
Già pronto il download di Francia-Italia del 2000: 2-1 per i francesi ai tempi supplementari (vigeva quella puttanata del golden goal) dopo che gli Azzurri erano stati in vantaggio fino al 93'.
Staretele vicino.

giovedì 5 luglio 2018

Forse Azzurri!

Irene continua a chiedermi quando gioca l'Italia (vedi promessa di sposarla a Mondiale vinto).
Deve essersi accorta che è finita la fase a gironi e sono cominciati gli ottavi: "Perché gli altri han giocato già 3 partite e noi neanche una?".
Nel frattempo non ha perso tempo e si è portata avanti con bouquet, lista-nozze e bomboniere ("Potremmo prenderle a forma di Coppa del Mondo; che ne dici?" "Ehm... sì").
Vedendola raggiante, non ho osato disilluderla e le ho spiegato che la Nazionale, grazie alla fermezza con cui il nuovo governo si sta imponendo sulla scena internazionale, giocherà direttamente la finale il 15 luglio.
Ho tempo fino ad allora per pensare a un'alternativa.
Intanto domani ho la prova-smoking.

mercoledì 4 luglio 2018

Forza Azzurri!

La fortuna di avere una compagna disinteressata al giuoco del pallone.

Ieri pomeriggio all'improvviso durante Argentina-Islanda:
"E se finalmente ci sposassimo?"
"Scu-scusa?" (nel frattempo Messi deve aver sentito e sbaglia il rigore)
"Sì, se dopo tanti anni ci sposassimo?"
"Lo sai che sono un po' allergico a questa ritualizzazione del sentimento"
"Soliti paroloni vuoti per nascondere il fatto che non ne hai voglia"
"No, te lo giuro... Guarda, facciamo così: affidiamoci al destino... Nel caso l'Italia vincesse i Mondiali, un attimo dop..."
Segue abbraccio che non mi fa finire la frase.
"Promesso?"
"Promesso".

mercoledì 20 giugno 2018

Penetteria

Pomeriggio sul tardi.
Poco prima della chiusura dei negozi.
Panetteria per un paio di michette per cena.
Prima del mio turno tocca a una signora in vena di doppi sensi con la commessa: "Ne vorrei uno lungo e duro".
Sgrano le orecchie e penso a una gaffe lessicale.
Il sorrisetto sulla faccia della signora mi smentisce.
Spero finisca lì.
Carico da 90 della commessa: "Lo preferisce scuro che dicono essere migliore?"
Dentro di me trasecolo: "Ehi, fermatevi! Sono qui! Sento tutto! Capisco per di più! Il vostro non è un codice linguistico precluso a noi maschietti, anzi! Mi imbarazzo! Chi vi conosce? Lei poi signora, magari nonna fuori dal negozio e volontaria all'oratorio nel tempo libero... Stop, please!"
"Non lo so... Ho paura mi riempia troppo... Lei lo ha provato?"
"Ok, giovane e assennata inserviente, conto su di te: hai la tua occasione per fermare questo gioco perverso. Ti scongiuro"
"Io no. Ma la mia collega ne va matta: da quando l'ha provato prende solo quello"
"Fai che non spunti la collega, fai che non spunti la collega"
"Sarà, ma mi fa un po' specie. Preferisco una cosa meno scura"
"Ah, razzista anche!"
"Mi faccia quello lì più piccolo che dovrebbe bastare. Sa, ne ho già preso uno stamattina"
È il momento di palesare la mia presenza e interrompere a voce alta la surreale conversazione: "A me invece uno molle che dura di più"
"Mi dispiace ma l'abbiamo finito"
"No, no, cos'ha capito? Come pane vorrei invece..."

mercoledì 13 giugno 2018

Non so pecché

Gita al lago.
Fede sempre più in fase “Pecché?” di qua “Pecché?” di là “Pecché?” su e “Pecché?” giù.
Improvviso risposte cercando di essere convincente.
Vedo di non esagerare con la fantasia e adduco perfino spiegazioni scientifiche laddove la memoria del liceo me lo consente.
“Pecché sasso cade in aqua?”
“Per la legge di gravitazione universale: esiste una forza che lo attira verso il basso”
“E pecché balca galegia?”
“Per il principio di Archimede: un corpo immerso in un fluido riceve da questo una spinta dal basso verso l'alto uguale al peso del fluido da esso spostato”
“E pecché gabiano ha pesse in bocca?”
“Uh, sempre più difficile, quasi filosofica… E' la catena alimentare... Vedi Fede, c’è una legge non scritta in natura che recita ‘mors tua vita mea’… In pratica ‘uccido per sopravvivere’”
“E pecché quel signole polta i sandali coi calsini bianchi?”
“…”
“Papi?”
“...”
“Papiii???”
“Mi dispiace Fede, ma il papi non ha una risposta per tutto”.

domenica 3 giugno 2018

Buon viaggio!

Quando la consistenza della pupu lo consente, io e Fede celebriamo una specie di rito funebre, un ultimo addio alla pappa che fu.
È pur sempre una parte di noi che se ne va.
In pratica riversiamo il contenuto del pannolino all'interno del water, ci disponiamo intorno alla tazza, tiriamo lo sciacquone e gridiamo "Buon viaggiooo!".
Ho infatti detto a Fede di non esser triste perché la pupu ci lascia per andarsene beatamente al mare.
Tempo fa, forse perché nervoso e invidioso, mi è scappato di salutare il petolotto galleggiante con un "Buon viaggio, stronzo!".
Non l'avessi mai fatto.
Da allora Fede saluta così tutti quelli che gli dicono di essere in partenza per il mare.

lunedì 28 maggio 2018

Auguri te salutant

Come nella scena iniziale di American Beauty, quando il protagonista da poco sveglio si masturba sotto la doccia e sostiene essere il momento più esaltante della sua intera giornata, pure io raggiungo l’apice al mattino.
Non titillandomi l’ammennicolo però.
Mentre faccio colazione da solo - il resto della dorme ancora – butto un occhio alle notizie e ai social.
Puntualmente Facebook mi ricorda quale dei miei contatti compia gli anni.
In quel momento, biscotto inzuppato in mano, decido se fare o no gli auguri.
Pochi secondi per influire sulla felicità altrui. O almeno mi pare.
I criteri possono essere i più diversi: l’umore post-risveglio, una sincera empatia verso il festeggiato o una benemerita indifferenza, se il festeggiato si era a sua volta premurato di scrivere sulla mia bacheca al mio di compleanno, etc.
Fatto sta che in quei frangenti mi sento come l’imperatore che dalla tribuna del Colosseo decide col pollice verso della vita o della morte del gladiatore, come il re che affaccia la mano guantata dalla carrozza e concede un cenno al popolo in attesa, come un dio che elargisce a proprio piacimento gioia o dolore, premio o castigo, presenza o assenza.
Ci sono e mi sono ricordato di te, ci sono ma non mi sono ricordato di te.
Un fremito mi prende lì per lì, la tazza mi trema.
Un delirio di egopotenza.
Poi, finita la colazione e spento il computer, torno alle quotidiane miserie.

domenica 13 maggio 2018

Cittadini e contenti

Mio figlio vive da due mesi in un Paese senza governo e non so come dirglielo.
Faccio fatica a spiegargli la scarsa autorità di Orso su Masha, figuriamoci il resto.
Lui gioca, ride, capitombola, piange, si rialza ma non si arrovella minimamente sulla situazione politica.
È giusto che sia così: io alla sua età pensavo che Andreotti fosse uno dei Puffi (magari).
Da grande leggerà tutto sui libri di Storia (ammesso ci saranno ancora).
D’altronde è in piena mammocrazia (particolare forma di governo per la quale il papà non conta un cazzo).
A volte lo invidio, invidio il legame ombelicale che prova nei confronti delle proprie istituzioni.
Fantastico allora di precipitarmi sulle ginocchia di Mattarella e farmi fare le coccole.
Di correre tra gli stanzoni del Quirinale e giocare a nascondino coi fantasmi di papi, re e presidenti.
Di andare a letto la sera protetto ai lati da due corazzieri armati contro quel mostraccio del fasciopopulismo.
Di addormentarmi col Presidente in pigiama d’ordinanza che mi legge la Costituzione: “…e vissero tutti cittadini e contenti”.

lunedì 7 maggio 2018

Cogitus interruptus

Da un paio di settimane l'ultimo tratto a piedi verso il lavoro si è fatto meno solitario.
Chiacchiero del più e del meno con un signore sulla sessantina diretto in un ufficio poco distante dalla mia meta.
La cosa è nata per caso: da un po' ci 'tenevamo d'occhio' causa orari comuni, parcheggi spesso vicini, tratto a piedi appunto identico.
Non ricordo nemmeno chi abbia rotto il ghiaccio, fatto sta che da due settimane la conversazione mattutina è diventata un rito.
Un rito insopportabile: son bastati tre giorni per accorgermi che il mio interlocutore comincia i discorsi e non li porta a termine.
Non lo fa apposta: li lascia in sospeso, crea aspettativa nell'ascoltatore e passa con nonchalance a parlare d'altro (che immancabilmente resterà incompiuto).
Ciò mi innervosice parecchio e zavorra il resto della mia giornata.
Come se a un bambino, pendente dalle labbra del suo narratore, venisse negato il finale della fiaba.
Ho cercato allora di evitarlo (cambiando giro e orario e parcheggio), ma un sesto senso guida il mio interlocutore a beccarmi sempre.
Ieri mattina ho deciso di vendicarmi.
Ma mai avrei immaginato la reazione.
Stavamo camminando come al solito uno a fianco dell'altro, quando a un certo punto

mercoledì 18 aprile 2018

L'origine del mondo (da 'mondare')

A Fede ho raccontato che è nato grazie a una levatrice.
Lui deve aver capito lavatrice.
Da allora vuole tornare da dove è venuto.
Come tutti d'altronde.

sabato 7 aprile 2018

Iniziali bibi

Fede è un po' di giorni che torna a casa dal nido e riferisce di essersi fatto bibi.
Non lo dice piagnucolando, bensì soddisfatto.
Praticamente lo canticchia: "Mi sono fatto bibi, mi sono fatto bibi".
Masochista?
Escluderei: a casa, quando si fa male, si dispera come un dannato.
Ieri sono andato a prenderlo di persona al nido per cercare di capirci qualcosa.
Non ho fatto in tempo a interpellare le responsabili che ho scorto nell'angolo-guardaroba, dove ogni creatura ha il proprio appendino personalizzato, la foto di una bimba con sotto scritto "B.B.".
Credo diventerò nonno presto.

sabato 31 marzo 2018

Ciao Signore!

Federico chiama il nostro anziano dirimpettaio di pianerottolo ‘signore’ (più precisamente ‘signole’).
Un po’ per il nome troppo lungo e difficile da pronunciare (Ermenegildo), un po’ perché gliel’abbiamo inculcato noi come forma di educazione e rispetto (“Fede, saluta il signore”, “Guarda cosa ti regala il signore”, “Di’ grazie al signore”).
Fatto sta che Fede l’ha preso in simpatia: “Ciao signole!”, “Giochi con me signole?”, “Bimbo e signole amici”.
Ieri pomeriggio, Venerdì Santo, allo scoccare insolito delle campane Fede ha guardato me e la mamma e ha chiesto “Pecché?”.
Al che ho candidamente risposto: “È appena morto il Signore”.
Fede è scoppiato a piangere che neanche a spiegargli cosa intendessi esattamente si calmava (il ragazzo, d’altronde, non è molto ferrato in teologia).
Un fiume in piena, un singhiozzare ininterrotto, lacrimoni da diluvio universale.
A un certo punto son dovuto andare dal vicino, svegliarlo dalla penichella e trascinarlo sdentato e mezzo-pigiamato davanti a Fede, che si è messo a gioire manco avesse visto cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.
Buona Pasqua.

lunedì 26 marzo 2018

Jurassic Pork

Presente in Jurassic Park la scena del velociraptor che riesce a girare la maniglia rendendo perciò vano ogni tentativo di fuga?
Sapevo che Fede aveva il pollice opponibile.
L'avevo notato da quando, fresco di nascita, aveva stretto la sua mano intorno al mio pollice.
Solo m'illudevo scoprisse piano piano le potenzialità del ditone e non in maniera così rapida.
Invece ha già imparato a far leva sui pomelli, aprire le porte e raggiungerci nei posti più riposti: bagno, balcone, box doccia, interno dell'armadio, retro del frigorifero, sgabuzzino.
Quelle zone insomma off limits in cui per qualche minuto tiravamo il fiato.
O lo acceleravamo...

mercoledì 21 marzo 2018

'Guli!

Stamattina, Festa del Papà, mi sono illuso.
Appena sveglio ho dato un bacio sulla fronte a Federico credendo dormisse ancora.
Tempo di volgere le spalle al lettino e mi è parso di sentire una vocina salutarmi: “Papi... 'guli!”
Poi di nuovo silenzio e il respiro di chi è ripiombato nel sonno.
Sono andato in cucina col sorriso ebete in faccia e ho riferito a Irene l’inatteso augurio.
Irene mi ha spiegato che da un paio di giorni il bimbo più grande del nido ha insegnato ai più piccoli a rispondere “T’inculi!”
Io preferisco credere alla mia di versione.
Anche perché è tutto il giorno che mi guarda e dice: “'guli!”, “'guli!”, “'guli!”

venerdì 16 marzo 2018

ASCENSOREEE!

Ho un problema con l’ascensore.
Anzi è l'ascensore ad avere un problema con me.
Mai, giuro, mai, ci troviamo allo stesso piano: se io sto in basso lui si trova in alto, se io sto in alto lui si trova in basso.
A memoria è capitato una volta all’inizio, appena trasferiti, di ritrovarci subito.
Il caso o una specie di benvenuto, poi nulla più.
E questo significa aspettare, appoggiare le borse, liberare Federico dalla presa, rincorrerlo, placcare Federico, riprendere le borse, inciampare, imprecare...
So che è una gran comodità di cui si può fare anche a meno ma quando sei stanco la sera e vorresti catapultarti in casa o quando sei carico di cianfrusaglie da portare in garage spereresti solo nella complicità dell’ascensore.
E invece niente.
Ipotesi per cui l’ascensore ha un problema con me:
- sfiga, pura sfiga, semplicemente sfiga;
- figa, pura figa, semplicemente figa (se è Irene a schiacciare il bottone, magicabula le porte si aprono subito);
- una vendetta dell’ascensore per le puzzette dall’an fuggite (vaglielo a spiegare che c’entra Irene e non il sottoscritto);
- un divertimento della società responsabile dell’impianto che da una segreta stanza dei bottoni controlla tutti gli ascensori che ha installato in Italia e nel mondo (una specie di Grande Fratello dei montacarichi);
- un dispetto dell’odioso bimbo dei vicini che mi tiene d’occhio dalla finestra quando rincaso e corre per le scale a spostarmi l’ascensore (questo spiegherebbe il ritorno a casa, ma quando esco al mattino...? Temo una complicità di Federico che da sotto le lenzuola avvisa con il walkie-talkie l’amichetto);
- a proposito di Federico: un riflesso incondizionato dell’ascensore che non ne può più di saltelli, pigiate ripetute e insistite del tasto giallo di emergenza, oggetti lanciati nella sottile striscia di vuoto pneumatico che separa la cabina dal pianerottolo (là sotto ci sta un regno magico di chiavi e giocattoli);
- ancora a proposito di Federico (e del sottoscritto): una ripicca esasperata dell’ascensore per tutte le volte che io e il piccolo facciamo questo giochetto: “Fede, dai che chiamiamo l’ascensore! Pronto? Uno, due ,tre: “Ascensoreee! Ascensoreee! ASCENSOREEEEEEEEEEEEEEE!”.

martedì 13 marzo 2018

Neve

"Oooh, guadda cielo... Papi, cogg'è?"
"È la forfora degli angeli"
"Alloa, papi, tu cei un angelo?"

Devo cambiare shampoo.

mercoledì 7 marzo 2018

La paura del buio

Il buio ha paura di Fede.
Non il contrario.
Avvolto nell'oscurità, Fede si sente libero di fare ciò che vuole: lancia, urla, corre, imbratta, cambia disposizione dei mobili, gira le pagine del calendario, stacca i pomelli del gas (e per fortuna non ha ancora imparato a strofinare i fiammiferi).
Non che non lo faccia alla luce del sole, ma con più pudore visti gli occhi addosso.
Il buio gli dà la copertura per poi poter fare spallucce e dire: "No tato io".
Il buio ha paura di quella creatura tenebrosa che è Fede nel momento in cui le luci si spengono.
Per queste ragioni, la sera, dobbiamo tenere la lampada accesa fino a quando Fede si è addormentato.
Solo allora il buio si tranquillizza e comincia a fare il proprio mestiere.
Fino ad allora no: ha bisogno anche solo di un barlume, contraddicendo se stesso e impedendo a noi "grandi" di dormire.
Per lo stesso motivo, se usciamo di casa, dobbiamo comunque tenere una lampadina accesa perché il buio esorcizzi le razzie del piccolo unno.
Che poi Fede viene via con noi, ma vaglielo a spiegare al buio: le paure son cose difficili da razionalizzare.

domenica 4 marzo 2018

In finito

Oggi pomeriggio capatina in università a Milano.
Un po’ per nostalgia un po’ per tenermi aggiornato.
Parecchio che non ci andavo.
Credevo, causa età, barba e borsa seriosa, che qualche studente potesse scambiarmi per un docente universitario (quantomeno un assistente): mi vedevo già pontificare ad minchiam con aura professorale.
“Scusa, hai del fumo?” è stata invece la prima frase che mi hanno rivolto (neanche il Lei: “Perdoni, tiene della resina psicotropa?”... Ah, dove andremo a finire...)
E poi all’improvviso: le bacheche infarcite di slogan e iniziative dei movimenti politici studenteschi di ogni colore e tendenza.
E il sorriso per il candore di quelle ingenue perorazioni (tranne quelle fasciste: quelle mi facevano cagare già allora).
E i marxisti-leninisti a fermarmi per convincermi della rivoluzione imminente e io che replico: “Sei lo stesso che me lo prometteva vent’anni fa”.
E la burocrazia, i corridoi stretti e sudati, le attese, la latitanza di chi ha confermato l’appuntamento per quel giorno in quel luogo a quell’ora ma un post-it di sghimbescio sulla porta attaccato all’ultimo minuto recita “Oggi niente ricevimento”.
E la fila, mai vista così tanta fila.
Non mi ricordo file del genere a fine anni ’90 (anche perché all’epoca stavo dietro più a Lenin che ai leggings... maledetti marxisti-leninisti!).
E in lontananza la sagoma di colei che un tempo mi aveva smosso il sentimento e il timore di dichiararmi e le tante occasioni perse e l'aver imboccato a un certo punto strade diverse e non essersi visti più.
Miraggio? Realtà? Fato? Fantasmi che ritornano? Opportunità che si ripresentano?
Il passato è passato.
E mi sovvien Piperno (docente di Storia Contemporanea), e le morte lezioni, e la presente e viva, e il suon di Lei.

mercoledì 28 febbraio 2018

Li avessi usati allora

Risposte venutemi in mente dopo essermi girato in farmacia a Treviglio con una scatola di preservativi in mano ed essermi trovato faccia a faccia con uno studente di Seconda Liceo:
- arrampicata sui vetri: “Servono alla collega di Scienze per un esperimento sulle proprietà… sulle proprietà… sulle proprietà catarifrangenti del lattice”;
- banale-consumistica da ipermercato: "Erano in offerta" (e per la stessa ragione afferrare una peretta da clistere in esposizione sul bancone);
- autogolllesca: "Li danno in omaggio ogni 10 confezioni di Viagra";
- furbo-altruistica: "È come il caffè a Napoli: ne lasci pagato uno per il cliente successivo. Tieni";
- farsa-altruistica: "Non sono per me... Ma per lui!" (rifilandoli in mano all'ottantenne artritico in fila);
- ironico-quasi realistica: "Non mi facevi sessualmente attivo, eh?";
- complice-autocommiserativa: "C'è scritto 'effetto ritardante'... Sperèm";
- farfugliato-ambigua: "Non sono per me, sono per la mia compagna";
- paternalistico-filosofica: "Un giorno capirai";
- paternalistico-figosofica: "Un giorno scoperai";
- montata (in ogni senso): "Domani tocca comprarne altri";
- minatoria per la serie 'Lo dico a mammà': "Zitto che sei qui per lo stesso motivo";
- a proposito di mammà: "Li avessi usati 15 anni fa, ora non saresti qui".
Risposta detta dopo essermi girato in farmacia a Treviglio con una scatola di preservativi in mano ed essermi trovato faccia a faccia con uno studente di Seconda Liceo:
"Ok, puoi non studiare per il resto dell’anno".

venerdì 23 febbraio 2018

AGHJHJLETYUIUYOSDG

A casa da solo con Fede, devo precipitarmi in bagno (maledetto virus gastrointestinale) e tenere al contempo di là la creatura al sicuro e occupata.
Lo piazzo davanti al frigo dove ci stanno le letterine magnetiche e gli dico accelerato come nei secondi finali della pubblicità delle medecine: "PapiOraSiNascondeTuScriviUnaCosaPapiTorna".
Le letterine sono tutte sparse, alcune irraggiungibili, volutamente irraggiungibili: ci dovrebbe mettere un po' a tirare insieme una parola, foss'anche solo 'bau'.
Corro, espleto e mi riprecipito.
E trovo qualcosa a metà tra dislessia e arte, che poi il poeta ebbe a definir "la dislessia dell'anima".
Tutto torna.
Anche il virus.

lunedì 19 febbraio 2018

Sensibilità

Federico ha cominciato a esternare le proprie emozioni.
Prima non lo faceva.
Non è che tenesse tutto dentro, semplicemente non sapeva gestire gli stati d'animo.
Di fronte a un cartone animato ora ride con gusto o si commuove per una scena triste.
La notte scorsa l'ho sentito ad esempio singhiozzare, un lungo singulto ininterrotto.
Irene russava profondamente e non si è accorta di nulla.
Mi ha fatto tenerezza (Fede, non Irene): un sogno? Un ricordo? Una frustrazione covata? Uno sfogo naturale?
Fatto sta che ho preferito non svegliarlo e lasciare che i sentimenti viaggiassero in autonomia.
"È giusto che impari a regolarsi, a essere responsabile dei propri umori, a saperli gestire" mi sono detto rigirandomi dall'altra parte.
Solo al mattino mi sono accorto che la sera prima, chiudendogli il bodino, avevo chiuso tra i bottoncini un lembo di pelle.

giovedì 15 febbraio 2018

Marchiatura

Festa comple bimbi.
Ossia manguste allo stato brado.
Momento pennarelli.
Ossia l'Apocalisse.
Fede afferra il marrone, lo scappuccia e verga con una specie di F la schiena di un'innocente compagna di giochi.
Stile playboy che mette il fermino su quella da tampinare.
Tipo vaccaro che marchia il bestiame.
Molto macho. Troppo. Di questi tempi poi.
Camicetta rovinata e pianto a dirotto dell'infante bersagliata.
Cazziatone mio al piccolo Fede davanti a tutti.
Forse mi faccio prendere la mano: gli altri bimbi si spaventano e piangono (Fede no - lui mi guarda con espressione tipo: "Hai finito?").
Addirittura qualche genitore interviene a calmarmi: "Son cose che succedono", "Adesso non esageriamo", "Suvvia, non l'ha fatto con cattiveria".
Io mi calmo ma mantengo fino alla fine un'espressione contrita della serie 'Facciamo i conti dopo...'
Terminata la festa e una volta soli in macchina, guardo Federico, sollevo imperiosa la mano e... gli do il cinque.
"Orgoglio di papà" dico pizzicangogli le guanciotte da cucciolo di mandingo.

lunedì 12 febbraio 2018

Tinello bordello

Ultimamente mi vengono i durelli mentre lavo i coltelli.
Niente sadomaso, nessuna posata fallica (anche se lo svuota-kiwi...) o perversione erotica (tipo io che urlo "È arrivato l'arrotino!" e lei che si prostra "Affilami tutta!").
Ultimamente mi vengono i durelli mentre lavo i coltelli causa tinelli.
Il tinello della cucina si trova vicino alla finestra che dà sulle case in costruzione dietro le quali si intravede un parcheggio dove a una certa ora, tarda ora, si ferma puntuale una macchina coi fari accesi (devono essere i preliminari).
Spenti i fari comincia il dondolio in crescendo dell'abitacolo illuminato a intermittenza dalle luci rosse di segnalazione della gru che dall'alto troneggia.
Bene o male alla stessa ora, tarda ora, io mi metto a lavare le stoviglie.
L'ho sempre fatto, da qualche giorno a maggior ragione.
Il fatto di tenermi impegnato in una qualche attività mi fa sentire meno guardone, ma in fondo è quello che faccio: mi sporgo, controllo, mi eccito, rinculo, mi sporgo, controllo, mi eccito, rinculo...
Un moto sussultorio durante il quale le mani mulinano senza neanche guardare bicchieri e posate.
Qualche taglietto in cambio di un po' di testosterone.
Praticamente vado a ritmo fino alla montata di sapone liquido.
Allora torno con gli occhi sul tinello e si interrompe anche il dondolio della macchina.
Silenzio fuori (devono essere le coccole) e sciacquio in casa.
Sento il motore dell'auto che si accende proprio mentre termina lo sgocciolio del rubinetto.
Mi viene voglia di fumare una sigaretta.
In quel momento passa Irene che domanda: "Fatto?"
"È stato bellissimo" le dico e strizzo l'occhio allo svuota-kiwi imperlato di gocce.

sabato 3 febbraio 2018

Shangahi

Io e Irene abbiamo inventato questo gioco che si chiama Shangahi.
È come Shanghai ma con 'ahi' in fondo.
Praticamente chi di noi la sera lava le stoviglie (bene o male ci alterniamo), le dispone ad asciugare in modo tale che il mattino dopo lo sfidato debba stare molto attento a prenderle per riporle nel cassetto.
Nel senso che ci divertiamo a sovrapporle e incastrarle così da creare una matassa ingarbugliata di acciaio precario.
Un tocco sbagliato e potrebbe precipitare l'intero castello di forchette, cucchiai e coltelli.
Come a Shanghai appunto.
Abbiamo aggiunto 'ahi' in fondo non perché ci sia il rischio di farsi male, ma perché di solito a farne le spese è Federico, che per il rumore si sveglia di soprassalto e comincia a piangere dallo spavento.
È a questo punto che il vincitore urla "Ahi!" all'altro.
Segue risata generale.
Tranne Federico.

domenica 28 gennaio 2018

Lessico famigliare

Fede cresce fisicamente ma non verbalmente.
Ancora pochi termini per di più mal sillabati.
A colpirmi, forse per deontologia professionale, è soprattutto la povertà lessicale.
Un bacino d’una ventina di parole combinate tra loro in modo poco logico.
Esempio: “Luna luce buio bau ‘nduja” (tana per il nonno calabro).
Allora ho fatto autocritica, ho rinunciato al bergamasco in casa e ho cominciato a utilizzare un lessico più ricercato/ambizioso.
Al posto di “Mòchela che ta sa fet del mal!” un più aulico “Contieniti al fin di evitar a te stesso nocumento!”.
Invece di “Dòm che l’è ùra dela pappa!” un più lirico “Suvvia che il desinar s’appressa!”.
In sostituzione di “O signùr, sent che odùr!” un più biblico “Onnipotente, quale malefico lezzo!”.
In dieci giorni nessuna apparente evoluzione.
Fino a stamattina.
Appena sveglio, mi è corso incontro, mi ha abbracciato e all’orecchio mi ha scandito affettuosamente: “Padre”.

venerdì 26 gennaio 2018

Rock'n doll

Come se Torero Camomillo piacchiettasse sulla spalla di Bruce Springsteen e gli dicesse: "Scansati che tocca a me".
Da un paio di sere, finita la cena, niente rock (colonna sonora ideale mentre lavo i piatti - ne ho già rotti una decina) perché scatta tassativa la baby-dance.
La pasta al forno non è ancora bolo che già son chiamato a fare le mossette.
Non si discute.
Nessuno può mettere baby-dance in un angolo.
Non è tanto Federico a volerla (lui se ne starebbe placido in disparte a digerire e giocare coi cubotti).
È Irene a imporla.
Tipo animatrice in bamba matta dei villaggi vacanze al momento del gioco aperitivo: nessuno la caga ma lei impone ugualmente la pantomima a tutti.
Fatto sta che un attimo prima che attacchi "Il caffè della Peppina' vado ai vinili dei Led Zeppelin, li giro contro la parete e sussurro: "Robert, Jimmy, John, Bonzo... Perdonatela, perché non sa quello che fa".
E nel momento in cui sculetto verso il centro della pista mi pare di sentire ovattata ma potente una schitarrata elettrica di solidarietà.

sabato 20 gennaio 2018

La figlia del carrozziere

Il papà di Irene, prima della pensione, faceva il carrozziere.
Embè?
Io sto con Irene perché suo papà faceva il carrozziere.
Ah, il solito guidatore maldestro-cinico approfittatore!
No, per stare con Irene bozzavo volutamente la macchina almeno un paio di volte al mese così da portarla da suo papà che faceva il carrozziere.
Il nesso?
Che Irene studiava nell'ufficio attiguo al garage dove suo papà faceva il carrozziere ed era l'unica occasione per me di poterla vedere.
Romantico, ma perché ce lo racconti?
Perché Irene questa settimana è tornata a casa per ben due volte con la macchina tamponata.
Credo abbia un altro.

sabato 13 gennaio 2018

Andate e twittatene tutti

Verifica di Storia su Impero Romano del I-II secolo.
Uno degli argomenti era nascita e diffusione del Cristianesimo.
Nello specifico una domanda recitava: “Scrivi in sintesi il messaggio di Cristo”.
Risposta di uno dei ragazzi: “Ci ved dp. Fate i brvi! ;-)”.
L’evangelizzazione ai tempi di WhatsApp.
Massimo dei voti.

mercoledì 10 gennaio 2018

Che fisica!

Prima legge dell'infante costipato (detta anche Legge di Federico): la quantità di kleenex a disposizione in casa è inversamente proporzionale agli ettolitri di muco sciabordanti dal nasino del bambino raffreddato.

Seconda legge dell'infante costipato: la quantità di muco esondata dal nasino di un bambino raffreddato è direttamente proporzionale alla quantità di muco secco raschiabile dal maglione del genitore.
Questa legge fisica è anche nota come Legge di cambio dello stato della materia (da viscido a incrostato) o Seconda Legge di Federico.

Terza legge dell'infante costipato (della Mucosa Appiccicosa o Terza di Federico): la quantità di muco di bambino raffreddato rappreso sul maglione è direttamente proporzionale all'alchimia di fatica e imprecazioni impiegata per raschiarlo.

domenica 7 gennaio 2018

Stop waterboarding!

Avevo sentito parlare per la prima volta del waterboarding ai tempi della guerra in Iraq.
Si tratta praticamente della tecnica di interrogatorio-tortura che consiste nell’immobilizzare una persona a volto in su e versarle acqua sulla faccia in modo da rendere molto difficoltosa la respirazione.
All’epoca la notizia mi aveva colpito ma non scandalizzato più di tanto, nel senso che, trattandosi di un contesto di guerra, non ero stato lì a sottilizzare tra legittimo e illegittimo, morale e immorale.
Poi la scorsa notte ho cambiato idea.
Ho assistito ai lavaggi nasali di mio figlio.
Più che assistito, l’ho tenuto da dietro all’americana mentre la mamma procedeva con l’intervento invasivo.
Pipette di soluzione salina da far schizzare su per il naso per purgare le mucose e agevolare il respiro.
Encomiabile nella finalità, condannabile nella pratica, esecrabile nella reazione.
Creature inermi che si divincolano come dei posseduti invocando come dei posseduti Dio.
Stamattina, mentre a stento mandavo giù bocconi a colazione, ho firmato su Internet una petizione internazionale contro il waterboarding.
Fatelo anche voi: www.nowaterboarding/savefederico/stopirene/ioeseguivosolodegliordini.onu