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domenica 24 maggio 2015

Garage e unicorni

Deve essere una roba tipo quando Eva beccava Adamo con le mani in mano e gli ordinava di andare subito a dar da mangiare all'unicorno.
Fa niente se fino a un attimo prima s'era tirato matto a evitare che Caino e Abele si azzuffassero o a scacciare a bastonate il serpente dall'albero della Vita.
Figurarsi poi farle presente che l'unicorno era forse l'unica specie che Dio non aveva creato.
L'ordine era perentorio e non ammetteva repliche.
Una naturale propensione all'imperio femminile nei confronti del maschio che ha attraversato i secoli ed è giunta a noi praticamente immutata.
La mia da un po' di tempo s'è fissata sul "Devi sistemare il garage".
"Amoreee, finalmente sono a casa! Mi faccio una doccia e..." "...scendi a sistemare il garage?".
"Oh, e con questo ho finito! Finalmente posso..." "...scendere a sistemare il garage?".
"E ora una bella dormita. Uhm, però non prima di..." "...essere sceso a sistemare il garage?".
Fa niente se fino a un attimo prima m'ero tirato matto a passare il folletto o a correggere compiti.
Puntualmente, ogni due-tre settimane, scocca l'ora del diktat.
Che poi da sistemare non c'è niente: due mensole in croce con dei barattoli di latta sopra, una vecchia bici sgonfia in lenta ma inesorabile ossidazione, i vuoti che attendono l'imbottigliamento stagionale, una ruota di scorta appesa sulla parete in fondo.
Un presepe di gomma, ferro, legno e vetro che non ha bisogno di alcun repulisti.
È quasi bello così com'è: arte povera, natura morta, il sonno degli elementi.
Ma l'ordine è perentorio e non ammette repliche.
Puntualmente allora, ogni due-tre settimane, io scendo, vado al bar, mi faccio una birretta e dopo mezzora risalgo (non prima di essermi sporcato le mani quanto basta per lasciar supporre uno sbattimento immane).
L'ultima volta, però, deve aver capito qualcosa.
"Fatto?". "Fatto!". "Bene, adesso vai a dar da mangiare all'unicorno".

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