Mi è sempre stato difficile chiedere scusa.
Questione di carattere, cocciutaggine, orgoglio.
Tipo Fonzie in Happy Days.
Mi risulta ancor più difficile quando mi viene rinfacciata una colpa di cui non mi sono minimamente accorto: una sbadataggine, un'omissione, una gaffe involontaria.
Mi diventa impossibile se dal piano del reale si passa a quello dell'immaginario.
Intuisco di aver "combinato" qualcosa quando al mattino Irene si volta bruscamente nel letto per sfuggire al bacio del buongiorno. Per poi rigirarsi di scatto e rivolgermi un livoroso "Stronzo!".
Piantata sul sagrato il giorno delle nozze? Schiaffeggiata in mondovisione? Tradita tra le gambe di Belén?
Non so cosa possa aver sognato quella notte, ma il fatto che io non le chieda scusa al risveglio (ci mancherebbe!) non fa altro che peggiorare la situazione di quella che sarà una luuunga giornata.
Allora, ancora mezzo intontito dal sonno, con le cispe sugli occhi e uno "stronzo" che mi rimbomba in testa, mi trascino verso il bagno arrovellandomi su che gusto perverso ci provi (Belén dico).
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A vent'anni scendevo in strada per cambiare il mondo. A quaranta mi abbasso a raccogliere il pongo.
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