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giovedì 30 luglio 2015

Stress on the beach

Ho sempre dormito in spiaggia pubblica.
Mai avuto problemi a schiacciare un pisolino mentre tutti intorno fanno rumore.
Almeno fino a oggi, quando ho visto con i miei occhi cosa succede nei paraggi di chi si assopisce.
Un vicino di salviettone, in piena pennichella digestiva, ha nell'ordine rischiato:
- che un ombrellone mal conficcato e sollevato dal vento gli si piantasse come un paletto di frassino nel cuore (e meno male che non era girato a pancia in giù);
- che un manipolo di ragazzini esagitati lo ricoprisse di sabbia per trasformarlo nella Cima Coppi della pista delle biglie;
- che il cane simpatico a tutti e mascotte ufficiale della spiaggia lo scambiasse per orinatoio pubblico;
- che il bagnino palestrato e abbronzato non gli issasse il pattino sulla faccia preso com’era dal fare il piacione agli occhi delle bagnanti;
- che i bocciofili della domenica lo centrassero in pieno dopo aver lanciato il boccino a una manciata di granelli dalla tempia ("Che faccio? Sposto?" "No, lascia. Al massimo fa da sponda");
- che un pallone Supertele modello "chi se ne frega delle leggi della fisica" gli rimbalzasse in faccia dopo essere stato scagliato alla viva il parroco dal solito simpaticone che gioca ancora a fare le asinate di quando era ragazzo (grazie a Dio non s'è svegliato e ho potuto recuperare la palla).

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