Post più popolari

giovedì 11 settembre 2014

Foto segnaletiche

Sarà un principio di fabriziocoronismo fulminante che induce l’immediata associazione: apparecchio fotografico uguale gattabuia.
Sarà l’abitudine di vedere, a scadenza regolare manco fosse previsto dal contratto, l’immancabile star di Hollywood arrestata e sbattuta in prima pagina con tanto di foto segnaletiche en pendant.
Sarà il vago presentimento di maldestri tentativi di interloquire in un inglese-grammelot più da Zambla Alta che da Lower Manhattan da cui imbarazzanti equivoci da cui inevitabili guai da cui sbirri sbraitanti in delirio d’onnipotenza da cui sedili posteriori di una macchina della Polizia a luci spiegate.
Fatto sta che al momento di fare il passaporto per gli States m’è venuto spontaneo rivolgere all’obbiettivo prima un ebete sguardo frontale, quindi un ingobbito profilo destro, infine un goffamente raddrizzato profilo sinistro.
Tutto ciò senza che mi venisse data alcuna istruzione in tal senso.
Un riposizionarsi istintivo, incondizionato, da criminale colto sul fatto.

Naturalmente dalla pellicola in frame che ne è derivata è stata tenuta valida l’ultima foto, la quarta, quella in cui risultano tagliati orecchio e metà occhio sinistro causa convinzione di aver già espletato l’incombenza proprio mentre la pupilla superstite si irradia e mostra tutto lo stupore per il flash inatteso.
Inevitabile che un fotogramma del genere facesse drizzare le antenne ai responsabili del check-out dell’aeroporto JFK di New York. E una normale procedura di controllo si trasformasse in un affaire internazionale tra l’indiziato italiano con la sua valigia terronica, il poliziotto yankee affiancato dal collega navajo, il metal detector cinese premessa del taser teutonico.
E sullo sfondo, già al sicuro su suolo americano, l’addetto alle pulizie di colore che se la ghigna bellamente pensando a quando era toccato a loro secoli addietro.

Nessun commento:

Posta un commento