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mercoledì 20 settembre 2017

Ito?

Con Fede siamo passati alla fase "pappagallina", vale a dire alla ripetizione pedissequa delle parole sentite.
O meglio alla ripetizione della parte finale delle parole sentite.
"Ite"
Capito?
"Ito"
Esatto!
"Atto"
Questo è l’andazzo…
"Azzo"
Il problema è proprio "azzo" ripetuto una decina di volte.
"Azzo azzo azzo azzo azzo azzo azzo azzo azzo azzo"
Il disagio aumenta nei luoghi pubblici.
Sabato sera al ristorante, dopo che Irene mi aveva detto di vedermi un po’ paonazzo, Federico ha così risposto al “Desiderate?” del cameriere: “Azzo azzo azzo azzo azzo ...”
Da allora stiamo cercando di evitare tutti i termini che finiscano in forma fallica: mazzo, lazzo,
paparazzo, arazzo, Durazzo…
Quantomeno di non collocarli in fondo alla frase.
Esempi di sintassi alternativa: “Un mazzo ne vorrei”, “Magnifico arazzo quello è!”, “Stati a Durazzo voi siete?”
Impegnativo, non immediato, grammaticalmente discutibile ma alla lunga efficace.
Fino al mio imperdonabile errore di ieri sera a tavola: “Nooo, mi è caduto il sale... Che sfiga!”

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