Federico ha cominciato a esternare le proprie emozioni.
Prima non lo faceva.
Non è che tenesse tutto dentro, semplicemente non sapeva gestire gli stati d'animo.
Di fronte a un cartone animato ora ride con gusto o si commuove per una scena triste.
La notte scorsa l'ho sentito ad esempio singhiozzare, un lungo singulto ininterrotto.
Irene russava profondamente e non si è accorta di nulla.
Mi ha fatto tenerezza (Fede, non Irene): un sogno? Un ricordo? Una frustrazione covata? Uno sfogo naturale?
Fatto sta che ho preferito non svegliarlo e lasciare che i sentimenti viaggiassero in autonomia.
"È giusto che impari a regolarsi, a essere responsabile dei propri umori, a saperli gestire" mi sono detto rigirandomi dall'altra parte.
Solo al mattino mi sono accorto che la sera prima, chiudendogli il bodino, avevo chiuso tra i bottoncini un lembo di pelle.
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A vent'anni scendevo in strada per cambiare il mondo. A quaranta mi abbasso a raccogliere il pongo.
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