Ispirato a più riprese da internet, ho deciso di spiegare la situazione a mio figlio come papà Benigni fa col proprio nel lager de “La vita è bella”: si tratta di un gioco, il nazista-coronavirus è l’avversario da battere, dobbiamo rispettare delle regoline per vincere.
Finora gli avevamo raccontato di una prolungata vacanza dall’asilo e dell’impossibilità di andare al parchetto perché stavano ricolorando i fili d’erba uno a uno in vista della primavera.
“Allora Fede, devi sapere una cosa: là fuori c’è un cattivone di nome Coronello che appena usciamo di casa ci fa venire un antipatico starnutello”
“Uhm... Sapevo invece trattarsi di un virus di probabile origine animale che partendo dall’Estremo Oriente è giunto a noi ed attualmente vede l’Italia, e la nostra provincia in particolare, come principale fronte emergenziale. I sintomi vanno da...”
“Ok, ok, ok...”
“Mi dispiace papà avertelo detto così... Magari i nonni ti avevano raccontato la storia di Coronello per farti stare più tranquillo”
“Magari”
“Ho capito, ci penso io: a cosa vuoi giocare?”
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