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domenica 14 giugno 2015

Lilly

"Guarda come trema di dispiacere perché i suoi padroni stanno per partire".
I miei suoceri non hanno ancora capito, a distanza di anni, che Lilly non trema perché ha intuito con infallibile fiuto canino che i padroni stanno per partire e già ne avverte l'inconsolabile mancanza.
Lilly trema perché sa che di lì a due ore, una volta decollati i padroni per l'annuale vacanza di una settimana, resterà sola con me per sette interminabili giorni. 
E quando dico sola, intendo davvero sola: neanche Irene, in viaggio con i suoi, a farle da complice in una mitologica alleanza al femminile contro il maschio burbero e anaffettivo.
Solo io e Lilly.
O meglio, solo io e quando mi ricordo di Lilly.
Le quotidiane crocchette quattro stelle Michelin della suocera sostituite dai rimasugli dell'insalata del kebab caduta per terra e impiastricciata quanto basta di yogurt bianco e salsa piccante.
La ciotola perennemente riempita d'acqua soppiantata dai rivoli stagnanti nei sottovasi delle fioriere.
Le affettuose coccole della sera rimpiazzate dalle ruvide carezze dei miei talloni mentre guardo la televisione in modalità scazzata e spaparanzata.
La paterna protezione del suocero da quei cagnacci in calore del parchetto pubblico supplita dal mio giretto svogliato (purché non caghi in casa) condito di ingroppamenti plurimi mentro io mi fermo a parlare distrattamente col primo che passa.
Poi, scaduta la settimana, i miei suoceri tornano, mi abbracciano, mi ringraziano e subito rivolgono parole d'affetto alla loro cagnolina che fulminea si divincola e corre loro incontro: "Guarda come trema di felicità perché i suoi padroni sono tornati".

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