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sabato 19 dicembre 2015

Alla casetta dell'acqua

Un passante che mi scorgesse da dietro in quei frangenti potrebbe rimanere basito.
Io che di spalle muovo convulsamente le mani tipo deejay in bamba matta. Tipo insegnante di chimica che saetta tra fiale e alambicchi per cucinare amfe. Tipo operaio alienato che saltella da destra a sinistra e da sinistra a destra alla catena di montaggio. In realtà non sto più nella pelle quando alla casetta dell'acqua non c'è nessuno ed entrambi gli erogatori sono tutti per me. In una postazione inserisco la tessera e nell'altra le monetine. E poi godo come un riccio a infilare bottiglie (1 - 1,5 - 2 litri) e a scegliere getti (lisci veloci o lenti gasati). Improvviso le soluzioni a seconda dell'ispirazione del momento. Tengo d'occhio le due fonti e non mi concedo tregua. Infilo, tiro via, infilo, tiro via, infilo, infilo, tiro via. Dum da dum da dum dum da. Una sinfonia di schizzi che è pura adrenalina. Fino a quando arriva l'immancabile vecchietta con una bottiglietta da 0,5 (raggrinzita e ingiallita, la bottiglietta dico) a sgranchirsi la voce e reclamare il turno. Allora mi scema il sentimento. Libero una postazione e finisco il rabbocco nell'autismo più totale. Gesto cavalleresco da parte mia, sorriso di circostanza da parte sua. Silenzio assoluto a parte l'acqua che scende. Fine nello stesso istante dei rispettivi getti. In tempo per sentirmi sibilare "rompipalle" e lei bofonchiare "drogato".

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