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venerdì 11 dicembre 2015

Metti di tornare una sera al consultorio

Ripresa del corso per futuri genitori dopo pausa forzata causa psicologa sbarellata.
Nuova psicologa che a questo punto se ne dovrebbe stare nell'angolino schiacciata e invece no.
Dopo collage da riviste, disegni sul pancione e ombre cinesi alla parete (questa ve l'ho risparmiata), l'altra sera è toccato alla messinscena (o "drammatizzazione" come l'ha chiamata lei).
Compito: rappresentare quanto appreso nel corso dei precedenti incontri.
Organizzazione: maschi da una parte e femmine dall'altra.
Prove generali (15 minuti):
- donne: sagra del pettegolezzo, grasse risate e due minuti due per abbozzare uno straccio di copione.
- uomini: 15 minuti (facciamo 14: primo minuto passato a sbuffare, imprecare e maledire) di brainstorming per tirare insieme qualcosa di decente e dimostrare di essere stati attenti.
Rappresentazione vera e propria:
- donne: tre quarti d'ora di puro avvizzimento testicolare in cui le quasi mamme hanno ricostruito nei minimi dettagli tutte le tappe del parto dalla prima contrazione al primo vagito (a metà siamo usciti per l'aperitivo e non se ne sono neanche accorte).
- uomini: messinscena (4 minuti e 35) stravolta rispetto al canovaccio originario (nessuno si ricordava più niente, complici gli aperitivi), improvvisazione totale (compresa la scena del concepimento), poche idee e confuse (che Marco-ossitocina e Manuel-adrenalina a un certo punto cominciassero a insultarsi non era contemplato. N.b. Avevano cominciato al bancone attorno alla questione filosofica Rossi/Marquez).
Nostro però l'epilogo più bello (questo sì previsto sin dall'inizio): i due papà che avevano interpretato fino a quel momento i futuri genitori diventano all'improvviso Maria e Giuseppe, il bambolotto di circostanza viene spacciato per il Bambin Gesù, Marco e Manuel si trasformano nel bue e nell'asinello (e continuano a guardarsi in cagnesco), io mi infilo una specie di festone in testa (fregato uscendo dal bar) e faccio la stella cometa, il più brillo entra in scena nei panni del pastore ubriaco e lo interpreta da dio (deve limitarsi a seguirmi senza inciampare, fermarsi davanti alla Sacra Famiglia, girarsi verso il pubblico e biascicare Buon Natale).
Silenzio. Pubblico apparentemente freddo. Poi le ragazze scoppiano a ridere.
La nuova psicologa ci fa i complimenti perché abbiamo aiutato le nostre compagne a produrre serotonina e quindi a rilassarsi (noi: "Sì, ecco, brava, esatto, proprio quello!").
Ce la pulleggiamo, ci diamo amichevoli pacche sulle spalle (tranne Marco e Manuel) e non vediamo l'ora passi una settimana per l'incontro successivo (anche perché i Negroni sono davvero buoni, lì, a Caravaggio, tra il consultorio e il santuario).

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